"Con il senno di poi siamo tutti bravi"
Oggi è facile parlare di Musa Barrow e lodare le qualità di un ragazzo da 20 presenze e 25 gol con la squadra primavera dell'Atalanta. E' facile perchè in 4 partite in Serie A si è preso il posto di Petagna, infortunato, e Cornelius, segnando 3 gol e fornendo un assist.
Sempre non difficile, forse, è parlare di Mirko Antonucci, che ha esordito in Champions League negli ultimi minuti di Roma-Liverpool e si toglierà grandi soddisfazioni anche con Di Francesco, ma su di lui qualche riga in più la scriverò.
Probabile che troverete tanti esterni offensivi tra i ragazzi che più mi hanno colpito, ma le scelte degli allenatori delle giovanili sono spesso andate nella direzione di moduli che prevedessero degli esterni alti.
Alessandro Bastoni (1999, difensore centrale, Atalanta)
Di lui si sa probabilmente tanto, se non tutto. L'Inter lo ha acquistato la scorsa estate per una barcata di soldi, 31 milioni, lasciandolo a Bergamo nella speranza che potesse giocare qualche partita con Gasperini. Non è andata benissimo, solo 3 presenze in campionato per un complessivo di 24', più 90' in Coppa Italia. Spesso aggregato con la prima squadra, ha giocato poco anche con la primavera, solo 11 presenze condite da 1 gol. Ma quando ha giocato si è sentito e parecchio. Ottimo marcatore, bravo in impostazione e con una certa predisposizione nel cercare sempre la giocata. L'anno prossimo potrebbe essere quello della definitiva maturazione e del salto di categoria. Da capire se a Bergamo, a Milano o altrove.
Matteo Gabbia (1999, difensore centrale, Milan)
Altro nome, altro giocatore di cui si sanno vita, morte e miracoli. Su richiesta esplicita di Montella, in estate è stato aggregato alla prima squadra, esordendo in Macedonia per pochi minuti nel ritorno del turno preliminare di Europa League. Nelle giovanili rossonere ha sempre giocato da volante davanti alla difesa o da mezz'ala, con fortune alterne. Da gennaio è tornato in primavera (19 partite tra campionato e Coppa Italia) e con Mister Lupi ha svoltato: difensore centrale. Se accetta definitivamente il ruolo può diventare davvero qualcuno. Ottimo piede per far ripartire l'azione sia con il fraseggio, sia con il lancio lungo, fa della tenuta mentale la sua migliore qualità. Sempre attento e concentrato è una garanzia per tutta i suoi compagni di reparto, più volte richiamati all'attenzione.
Roberto Veips (2000, difensore centrale, Sampdoria)
Che bel difensore che è il lettone. Fisicamente ben piazzato e con eccellenti capacità difensive sia sui calci da fermo, sia nell'uno contro uno. Deve migliorare parecchio nella lettura dinamica sia in fase di possesso che in quella di non possesso, ma la base di partenza è notevole. Nonostante la stagione difficoltosa dei doriani è riuscito a mettersi in mostra tenendo reggendo bene l'urto degli attaccanti avversari, che spesso gli è toccato marcare. La scuola difensiva lettone non è sicuramente la migliore e un'altra stagione in primavera non potrà che fagli bene prima del salto definitivo.
Gabriele Bellodi (2000, difensore centrale, Milan)
Una delle più grandi sorprese della stagione. Al primo anno da titolarissimo (33 stagionali) ha fatto una grandissima stagione. Costanza importante di rendimento sia a 3 che a 4 in coppia con Gabbia. Piede non educatissimo, ma ottime capacità di marcatura e copertura e buonissima velocità di base che gli permette anche di tenere l'uno contro uno contro gli esterni avversari. L'anno prossimo sarà sicuramente il cardine su cui poggerà la difesa della primavera rossonera.
Raoul Bellanova (2000, terzino destro, Milan)
Per raccontare Bellanova basta una parola: treno. Letteralmente. Macina chilometri come ho visto fare a pochissimi in primavera e a non molti anche tra i professionisti. Corre tantissimo, ma corre bene. I soli 2 assist non fanno onore alla mole di occasioni che ha creato durante quest'anno. Esterno di un centrocampo a 5 o terzino non ha fatto differenze. E' stato un fattore per il Milan, di Gattuso prima e di Lupi poi.
Talvolta, spinto dal suo strapotere atletico, mette giù la testa e decide di partite in azioni solitarie palla al piede che rischiano sempre di creare confusione tattica, ma sono difetti più che limabili. Il giocatore c'è già, un altro anno di primavera e poi è pronto per il salto tra i grandi.
Luca Ranieri (1999, terzino sinistro, Fiorentina)
Corsa, cross e buonissime capacità difensive. Queste sono le qualità migliori di Ranieri, non fortissimo nel dribbling offensivo e ancora disordinato in situazioni di transizione difensiva, riesce ad ovviare alle attuali criticità con appunto tanta tanta corsa. Sovrapposizione costante che gli permette di andare al cross (4 assist vincenti in stagione) e poi essere subito in difesa pronto a contrastare l'esterno avversario.
Abdou Diakhate (1998, centrocampista centrale, Fiorentina)
E' sulla bocca degli addetti ai lavori da almeno un paio d'anni. Fuoriquota per un giorno, nato il 31 dicembre, capitano della Fiorentina, questa stagione ha fatto il salto di qualità definitivo. Un gigante di 193 cm, a cui unisce una discreta tecnica e un'eccellente corsa. Il suo meglio lo ha dato al Torneo di Viareggio, in cui ha segnato 5 reti in 7 partite, mentre in campionato si è fermato a 2, ma è un ragazzo di sicura prospettiva. Negli anni scorsi qualcuno si era avventurato in un paragone abbastanza impegnativo con Yaya Tourè. L'ivoriano è meglio lasciarlo lì e non scomodarlo, perchè le capacità in impostazione e soprattutto in inserimento offensivo non sono minimamente paragonabili, ma al di là dei paragoni Diakhate è un giocatore raro per piedi e fisico, per esplodere definitivamente servirebbe più ordine tattico.
Filippo Melegoni (1999, centrocampista centrale, Atalanta)
Il discorso fatto per Bastoni, vale in parte anche per Melegoni. Giocatore che ha fatto spesso presenza in panchina vicino a Gasperini, senza avere mai la possibilità di entrare in campo. Centrocampista di ordine e di inserimento, con i nerazzurri di Brambilla ha giocato 18 volte, segnando 3 gol e regalando un assist ai compagni. Quello che più colpisce è l'eleganza con cui porta in giro i suoi 186 cm. Longilineo, non rapidissimo nello scatto, fa della resistenza fisica un'arma importante per reggere tutti i 90' al meglio e uscire alla distanza. Nonostante sia dotato di un gran tiro da fuori non si è trovato molto a concludere verso la porta avversaria, dovesse trovare più confidenza con il gol diventerebbe davvero un centrocampista totale.
Xian Emmers (1999, centrocampista centrale, Inter)
Prendete il concetto di completezza e mettetelo in mezzo al campo. Può fare letteralmente tutto in mezzo al campo, dal mediano davanti alla difesa al trequartista nel 4-2-3-1 che Vecchi ha messo più volte in campo. Aggregato alla prima squadra, non ha ancora esordito, ma lo farà di certo nel prossimo futuro. Questa stagione intanto si è confermato cardine inamovibile dei nerazzurri e, quando disponibile, ha sempre giocato: 23 presenze, 4 gol e 7 assist. Numeri positivi per un centrocampista centrale, ma che non sottolineano abbastanza le qualità di questo ragazzo.
Chi mi conosce lo sa, sono di parte. Avete presente la differenza tra il giorno e la notte? Bene, per il centrocampo del Milan quella differenza la fa Emanuele Torrasi. Rimasto fuori per 6/7 mesi per l'infortunio al crociato, da quando è rientrato si vede la differenza. Che va al di là dei risultati di squadra o personali (2 gol bellissimi a Roma e Fiorentina). Lo si vede nel gioco e nel ritmo della squadra. Metodista puro, un po' volante argentino, un po' box to box inglese. Bravissimo in palleggio con entrambi i piedi, capace di alzare il ritmo o abbassarlo scegliendo la giocata più semplice.
Per crescere ancora deve, forse, imparare a controllare la sua irruenza in fase di interdizione che lo ha portato a prendere qualche cartellino giallo di troppo, ma la scelta di Gattuso di aggregarlo alla prima squadra in questo finale di stagione è sintomo della fiducia e dell'apprezzamento che c'è nei confronti del ragazzo.
Mak Varesanovic (1998, centrocampista centrale, Udinese)
E' un fuoriquota di questo campionato e lo si vede, fisicamente e tecnicamente. Giocatore di quasi 190 cm, dominatore fisico del centrocampo bianconero. In una stagione travagliata, non ancora finita e con l'Udinese in lotta per la salvezza, è stata una delle note più liete. Il buonissimo tiro dalla distanza e la grande attitudine all'inserimento offensivo lo hanno portato a bucare per 9 volte la porta avversaria, servendo anche 5 assist ai compagni. A Udine viene paragonato a Barak, esploso questa stagione, probabile che a decidere le sue sorti sportive saranno i risultati sportivi della prima squadra.
Andrea Marcucci (1999, centrocampista centrale, Roma)
Baricentro basso, posizione davanti alla difesa, recupero palla e riorganizzazione del gioco. Non so se Alberto De Rossi abbia rivisto in lui qualcosa del figlio. Io personalmente l'ho fatto. Molto meno fisico e forte negli inserimenti rispetto a Daniele, ma ha la stessa tranquillità in campo e la stessa capacità di trasmetterla ai compagni. I numeri in ottica gol e assist non possono parlare per lui, ma rimane un giocatore fondamentale nella fisionomia della squadra giallorossa. E infatti ogni volta che era disponibile ha giocato (32 partite).
E' un 2001. L'ho scoperto oggi guardando la data di nascita. In campo sembra un veterano. Capitano della Nazionale U17, ha giocato 34 partite stagionali, un'enormità per essere un sottoquota. Personalità straripante, ha segnato 8 gol stagionali senza rigori. Gran tiro e grandissima capacità di inserimento. Sotto la gestione De Rossi potrà crescere tantissimo e un percorso similare a quello di Lorenzo Pellegrini non è proprio utopia.
Dejan Kulusevski (2000, centrocampista centrale/esterno offensivo, Atalanta)
Mezzo svedese, mezzo macedone, arrivato lo scorso anno dal Bromma, alla prima stagione con Brambilla si è preso il posto in campo. E specificatamente non scelgo un ruolo definito, perchè ha giocato un po' ovunque. Mezz'ala di inserimento, esterno di centrocampo, esterno offensivo. Un jolly importante con ottima visione di gioco, inserimento e altruismo, tanto che ha collezionato 6 gol e 11 assist in 29 partite tra campionato e Coppa Italia. Il prossimo anno sarà ancora in primavera, ma occhio a Gasperini perchè Kulusevski potrebbe stuzzicarlo parecchio proprio per la sua duttilità.
Salvatore Elia (1999, esterno offensivo, Atalanta)
Esterno principalmente di destra nello scacchiere atalantino, non ha messo insieme grandi numeri quest'anno (1 gol e 6 assist in 26 presenze), ma è un giocatore fondamentale per l'Atalanta. Bravissimo nell'uno contro uno, sempre molto pericoloso in fase offensiva si è fatto garante dell'equilibrio di squadra sacrificandosi spesso in fase difensiva, arrivando non sempre pronto in zona gol. Dovrà senza dubbio migliorare la fase realizzativa e crescere negli inserimenti senza palla, ma la sua propensione al sacrificio è una qualità che piace tanto agli allenatori.
Luca Zanimacchia (1998, esterno offensivo, Genoa)
Di lui si è parlato in estate. E' anche lui fuoriquota e alla sua ultima stagione in primavera. Esterno preferibilmente destro, ma l'ho visto giocare su tutto il fronte offensivo indistintamente. E' il giocatore che tutti gli allenatori chiedono per giocare con il tridente, quello che va in doppia cifra per gol e assist: quest'anno è a 9 e 9 in 32 presenze.
Difficile dire come e dove diventerà grande, il 3-5-2 di Ballardini sembra precludergli l'ingresso in prima squadra, visto anche il ridotto spirito di sacrificio, più che accettato dal suo allenatore, visto quanto fa in fase offensiva.
Bernardeschi, Chiesa, Sottil. E' una sequenza che in estate potrebbe diventare reale. Il terzo esterno offensivo sfornato dal vivaio viola. Il figlio d'arte è un destro che gioca a sinistra, quel piede invertito che tanto piace oggi. Praticamente come Bernardeschi specchiato. Come a Federico, anche a Sottil piace parecchio svariare comunque su tutto il fronte offensivo. Parte da sinistra per accentrarsi, ma all'occorrenza può giocare anche seconda punta a fianco a Gori. Esterno di qualità, fa gol (14) e li fa fare (8). Rispetto a Bernardeschi ha meno classe, ma fisicamente è già formato. Quest'anno con Bigica si è creato un ampio repertorio offensivo, non è da escludere che il prossimo anno Pioli lo voglia con sè almeno in estate. Per poi magari mandarlo a Livorno da papà Andrea.
Mirko Antonucci (1999, esterno offensivo, Roma)
28 presenze, 6 gol, 9 assist e tanto altro, tra cui 2 presenze e un assist in Serie A e 15 minuti in una semifinale di Champions League. Scusate se è poco. Vederlo in televisione ti colpisce, vederlo da vivo ti ammalia. Esterno moderno, capace di giocare sia largo sia a ridosso della prima punta, gioca ottimamente con entrambi i piedi e obbliga la difesa avversaria a stare sempre sul chi va là. Riuscisse ad essere più cinico si dimostrerebbe definitivamente pronto.
Giuseppe Borrello (1999, esterno offensivo, Torino)
Arrivato a gennaio dal Crotone, con cui aveva giocato il torneo Primavera 2 (12 partite, 8 gol), ha avuto un impatto eccellente nella squadra granata. Coppitelli lo ha mandato in campo 19 volte, venendo ripagato con 4 assist e 6 gol, uno dei quali decisivo per chiudere il ritorno della finale di Coppa Italia contro il Milan a San Siro. Esterno bravissimo nell'uno contro uno, grazie ad una buona tecnica e ad una velocità invidiabile. E' al Torino in prestito e probabilmente a giugno tornerà in Calabria e non è detto a quel punto che non possa rimanere a disposizione di Zenga e provare a giocarsi qualche carta in prima squadra.
Pedro Neto (2000, esterno offensivo, Lazio)
Ha giocato pochissimo (solo 9 presenze) e inciso altrettanto poco (1 gol e 1 assist) nella pessima stagione della sua Lazio che è retrocessa nel campionato di Primavera 2. Ma questo giovanissimo portoghese, spesso aggregato in prima squadra, ha fatto vedere sprazzi di ottima prospettiva. Ottimo dribbling e rapidità gli permettono di creare spesso e volentieri superiorità numerica in fase offensiva, dove deve diventare più cinico, ma il tempo è dalla sua parte e alla Lazio troveranno il modo di farlo crescere al meglio.
Jens Odgaard (1999, punta centrale, Inter)
Inutile girarci intorno, per la categoria è un giocatore senza dubbio superiore. Non ha messo insieme numeri strabilianti come quelli di Barrow, ma segna un gol ogni due partite (15 in 29, di cui 6 in 6 in Youth League). In campionato ha giocato meno, visto anche l'impegno europeo, ma nelle partite che contano il suo timbro c'è quasi sempre, come la tripletta nel derby di andata. L'esperienza maturata con la prima squadra del Lyngby due anni fa, prima di arrivare all'Inter, fa tanta differenza. Il prossimo anno, in prestito probabilmente in Serie B, dovrà dimostrare di essere pronto per il professionismo, perchè per il campionato primavera è molto più che maturo.
Facundo Colidio (2000, punta centrale, Inter)
Quando hai davanti Odgaard è dura. Ma l'anno prossimo l'attacco nerazzurro è suo. Argentino, arrivato dal Boca Juniors, ha pagato lo scotto dell'adattamento un po' più a lungo del previsto. Poi ha iniziato a trovare confidenza con i compagni e con il calcio italiano ed è venuto fuori. Pochi gol (7 in 20 partite), ma pesantissimi e tendenzialmente molto belli. Per informazioni chiedere alla Roma (doppietta in Supercoppa Italiana) o al Verona (gran gol in semirovesciata). Fa del gioco aereo e acrobatico una delle sue migliori qualità, nonostante non arrivi nemmeno a 1.80 m. Punta completa e con la tipica qualità argentina, capita che scompaia completamente dalla partita estraniandosi dalla situazione. Deve crescere senza dubbio sotto il profilo dell'attenzione durante l'arco della gara.
Eddy Salcedo (2001, punta centrale, Genoa)
E' in questa gruppo perchè nonostante sia uno dei più giovani è anche uno dei più chiacchierati.
In estate l'Inter sembrava averlo preso per 30 milioni tra parte fissa e bonus, poi tutto è saltato, si è parlato di Milan e Juventus, poi silenzio e nulla di fatto. Ha giocato tanto (32 partite), segnando poco (9 gol). La sensazione è che il primo anno di primavera da sottoquota (in teoria la categoria è 1999-2000) sia stato più traumatico di quanto si pensasse, soprattutto giocando da punta unica, senza godere delle sponde di Pellegri che è andato al Monaco. Le qualità tecniche e atletiche però non si discutono e già dal prossimo anno mostrerà nuovamente le sue capacità realizzative.
Gabriele Gori (1999, punta centrale, Fiorentina)
Non ricordo più quante volte ho letto che la punta si valuta da quanti gol fa. Bhe, di una punta che segna 21 gol in 31 partite cosa si può dire? Nonostante sia quasi 1.90 m, non è il tipico attaccante boa, ma è un giocatore a cui piace dialogare con i compagni, aprire spazi e mandarli in gol. Ah già perchè oltre ai 21 gol ci sono anche 8 assist nella sua stagione. Non credo che tra i professionisti riuscirà ad avere lo stesso strapotere fisico mostrato questa stagione, ma la porta è sempre uguale e non si disimpara all'improvviso a fare gol. E lui ne fa parecchi.
*(Questo elenco, come l'ordine utilizzato, non rappresenta in nessun modo una classifica, ma una semplice presentazione di una serie di ragazzi che nell'arco di quest'anno mi hanno particolarmente colpito e che credo possano far parlare di sè in futuro.)
Sempre non difficile, forse, è parlare di Mirko Antonucci, che ha esordito in Champions League negli ultimi minuti di Roma-Liverpool e si toglierà grandi soddisfazioni anche con Di Francesco, ma su di lui qualche riga in più la scriverò.
Ci sono però, a mio parere, tanti altri ragazzi pronti a fare il salto, magari non tutti faranno il passaggio immediato da primavera a prima squadra, evento che sta avvenendo comunque sempre più spesso, ma diventeranno professionisti. E credo anche di buon livello. Provo a presentarne un po' di quelli che più mi hanno colpito, qualcuno di questi ha già esordito in Serie A o salito alla ribalta nelle cronache, ovviamente*.#MilanRoma— Matteo Vismara (@teovisma) 23 aprile 2018
Non lo scopro di certo oggi, ma #Antonucci (1999) visto dal vivo è tanta roba.
Un altro che farà strada anche con #DiFrancesco#RomaPrimavera pic.twitter.com/t1psUExmgy
Probabile che troverete tanti esterni offensivi tra i ragazzi che più mi hanno colpito, ma le scelte degli allenatori delle giovanili sono spesso andate nella direzione di moduli che prevedessero degli esterni alti.
Alessandro Bastoni (1999, difensore centrale, Atalanta)
Di lui si sa probabilmente tanto, se non tutto. L'Inter lo ha acquistato la scorsa estate per una barcata di soldi, 31 milioni, lasciandolo a Bergamo nella speranza che potesse giocare qualche partita con Gasperini. Non è andata benissimo, solo 3 presenze in campionato per un complessivo di 24', più 90' in Coppa Italia. Spesso aggregato con la prima squadra, ha giocato poco anche con la primavera, solo 11 presenze condite da 1 gol. Ma quando ha giocato si è sentito e parecchio. Ottimo marcatore, bravo in impostazione e con una certa predisposizione nel cercare sempre la giocata. L'anno prossimo potrebbe essere quello della definitiva maturazione e del salto di categoria. Da capire se a Bergamo, a Milano o altrove.
Matteo Gabbia (1999, difensore centrale, Milan)
Altro nome, altro giocatore di cui si sanno vita, morte e miracoli. Su richiesta esplicita di Montella, in estate è stato aggregato alla prima squadra, esordendo in Macedonia per pochi minuti nel ritorno del turno preliminare di Europa League. Nelle giovanili rossonere ha sempre giocato da volante davanti alla difesa o da mezz'ala, con fortune alterne. Da gennaio è tornato in primavera (19 partite tra campionato e Coppa Italia) e con Mister Lupi ha svoltato: difensore centrale. Se accetta definitivamente il ruolo può diventare davvero qualcuno. Ottimo piede per far ripartire l'azione sia con il fraseggio, sia con il lancio lungo, fa della tenuta mentale la sua migliore qualità. Sempre attento e concentrato è una garanzia per tutta i suoi compagni di reparto, più volte richiamati all'attenzione.
Roberto Veips (2000, difensore centrale, Sampdoria)
Che bel difensore che è il lettone. Fisicamente ben piazzato e con eccellenti capacità difensive sia sui calci da fermo, sia nell'uno contro uno. Deve migliorare parecchio nella lettura dinamica sia in fase di possesso che in quella di non possesso, ma la base di partenza è notevole. Nonostante la stagione difficoltosa dei doriani è riuscito a mettersi in mostra tenendo reggendo bene l'urto degli attaccanti avversari, che spesso gli è toccato marcare. La scuola difensiva lettone non è sicuramente la migliore e un'altra stagione in primavera non potrà che fagli bene prima del salto definitivo.
Gabriele Bellodi (2000, difensore centrale, Milan)
Una delle più grandi sorprese della stagione. Al primo anno da titolarissimo (33 stagionali) ha fatto una grandissima stagione. Costanza importante di rendimento sia a 3 che a 4 in coppia con Gabbia. Piede non educatissimo, ma ottime capacità di marcatura e copertura e buonissima velocità di base che gli permette anche di tenere l'uno contro uno contro gli esterni avversari. L'anno prossimo sarà sicuramente il cardine su cui poggerà la difesa della primavera rossonera.
Raoul Bellanova (2000, terzino destro, Milan)
Per raccontare Bellanova basta una parola: treno. Letteralmente. Macina chilometri come ho visto fare a pochissimi in primavera e a non molti anche tra i professionisti. Corre tantissimo, ma corre bene. I soli 2 assist non fanno onore alla mole di occasioni che ha creato durante quest'anno. Esterno di un centrocampo a 5 o terzino non ha fatto differenze. E' stato un fattore per il Milan, di Gattuso prima e di Lupi poi.
Talvolta, spinto dal suo strapotere atletico, mette giù la testa e decide di partite in azioni solitarie palla al piede che rischiano sempre di creare confusione tattica, ma sono difetti più che limabili. Il giocatore c'è già, un altro anno di primavera e poi è pronto per il salto tra i grandi.
Luca Ranieri (1999, terzino sinistro, Fiorentina)
Corsa, cross e buonissime capacità difensive. Queste sono le qualità migliori di Ranieri, non fortissimo nel dribbling offensivo e ancora disordinato in situazioni di transizione difensiva, riesce ad ovviare alle attuali criticità con appunto tanta tanta corsa. Sovrapposizione costante che gli permette di andare al cross (4 assist vincenti in stagione) e poi essere subito in difesa pronto a contrastare l'esterno avversario.
Abdou Diakhate (1998, centrocampista centrale, Fiorentina)
E' sulla bocca degli addetti ai lavori da almeno un paio d'anni. Fuoriquota per un giorno, nato il 31 dicembre, capitano della Fiorentina, questa stagione ha fatto il salto di qualità definitivo. Un gigante di 193 cm, a cui unisce una discreta tecnica e un'eccellente corsa. Il suo meglio lo ha dato al Torneo di Viareggio, in cui ha segnato 5 reti in 7 partite, mentre in campionato si è fermato a 2, ma è un ragazzo di sicura prospettiva. Negli anni scorsi qualcuno si era avventurato in un paragone abbastanza impegnativo con Yaya Tourè. L'ivoriano è meglio lasciarlo lì e non scomodarlo, perchè le capacità in impostazione e soprattutto in inserimento offensivo non sono minimamente paragonabili, ma al di là dei paragoni Diakhate è un giocatore raro per piedi e fisico, per esplodere definitivamente servirebbe più ordine tattico.
Filippo Melegoni (1999, centrocampista centrale, Atalanta)
Il discorso fatto per Bastoni, vale in parte anche per Melegoni. Giocatore che ha fatto spesso presenza in panchina vicino a Gasperini, senza avere mai la possibilità di entrare in campo. Centrocampista di ordine e di inserimento, con i nerazzurri di Brambilla ha giocato 18 volte, segnando 3 gol e regalando un assist ai compagni. Quello che più colpisce è l'eleganza con cui porta in giro i suoi 186 cm. Longilineo, non rapidissimo nello scatto, fa della resistenza fisica un'arma importante per reggere tutti i 90' al meglio e uscire alla distanza. Nonostante sia dotato di un gran tiro da fuori non si è trovato molto a concludere verso la porta avversaria, dovesse trovare più confidenza con il gol diventerebbe davvero un centrocampista totale.
Xian Emmers (1999, centrocampista centrale, Inter)
Prendete il concetto di completezza e mettetelo in mezzo al campo. Può fare letteralmente tutto in mezzo al campo, dal mediano davanti alla difesa al trequartista nel 4-2-3-1 che Vecchi ha messo più volte in campo. Aggregato alla prima squadra, non ha ancora esordito, ma lo farà di certo nel prossimo futuro. Questa stagione intanto si è confermato cardine inamovibile dei nerazzurri e, quando disponibile, ha sempre giocato: 23 presenze, 4 gol e 7 assist. Numeri positivi per un centrocampista centrale, ma che non sottolineano abbastanza le qualità di questo ragazzo.
Emanuele Torrasi (1999, centrocampista centrale, Milan)Xian #Emmers, belga nato in Svizzera, classe 1999.— Matteo Vismara (@teovisma) 8 febbraio 2018
Dovrebbe aggregarsi con Spalletti. Più tuttocampista che centrocampista, nasce mezz'ala di inserimento, viene trasformato in regista da Vecchi, gioca indifferentemente a 2 o 3 in mezzo. All'occorrenza trequartista. pic.twitter.com/k6MdErDY12
Chi mi conosce lo sa, sono di parte. Avete presente la differenza tra il giorno e la notte? Bene, per il centrocampo del Milan quella differenza la fa Emanuele Torrasi. Rimasto fuori per 6/7 mesi per l'infortunio al crociato, da quando è rientrato si vede la differenza. Che va al di là dei risultati di squadra o personali (2 gol bellissimi a Roma e Fiorentina). Lo si vede nel gioco e nel ritmo della squadra. Metodista puro, un po' volante argentino, un po' box to box inglese. Bravissimo in palleggio con entrambi i piedi, capace di alzare il ritmo o abbassarlo scegliendo la giocata più semplice.
Per crescere ancora deve, forse, imparare a controllare la sua irruenza in fase di interdizione che lo ha portato a prendere qualche cartellino giallo di troppo, ma la scelta di Gattuso di aggregarlo alla prima squadra in questo finale di stagione è sintomo della fiducia e dell'apprezzamento che c'è nei confronti del ragazzo.
Mak Varesanovic (1998, centrocampista centrale, Udinese)
E' un fuoriquota di questo campionato e lo si vede, fisicamente e tecnicamente. Giocatore di quasi 190 cm, dominatore fisico del centrocampo bianconero. In una stagione travagliata, non ancora finita e con l'Udinese in lotta per la salvezza, è stata una delle note più liete. Il buonissimo tiro dalla distanza e la grande attitudine all'inserimento offensivo lo hanno portato a bucare per 9 volte la porta avversaria, servendo anche 5 assist ai compagni. A Udine viene paragonato a Barak, esploso questa stagione, probabile che a decidere le sue sorti sportive saranno i risultati sportivi della prima squadra.
Andrea Marcucci (1999, centrocampista centrale, Roma)
Baricentro basso, posizione davanti alla difesa, recupero palla e riorganizzazione del gioco. Non so se Alberto De Rossi abbia rivisto in lui qualcosa del figlio. Io personalmente l'ho fatto. Molto meno fisico e forte negli inserimenti rispetto a Daniele, ma ha la stessa tranquillità in campo e la stessa capacità di trasmetterla ai compagni. I numeri in ottica gol e assist non possono parlare per lui, ma rimane un giocatore fondamentale nella fisionomia della squadra giallorossa. E infatti ogni volta che era disponibile ha giocato (32 partite).
Alessio Riccardi (2001, centrocampista centrale, Roma)
E' un 2001. L'ho scoperto oggi guardando la data di nascita. In campo sembra un veterano. Capitano della Nazionale U17, ha giocato 34 partite stagionali, un'enormità per essere un sottoquota. Personalità straripante, ha segnato 8 gol stagionali senza rigori. Gran tiro e grandissima capacità di inserimento. Sotto la gestione De Rossi potrà crescere tantissimo e un percorso similare a quello di Lorenzo Pellegrini non è proprio utopia.
Dejan Kulusevski (2000, centrocampista centrale/esterno offensivo, Atalanta)
Mezzo svedese, mezzo macedone, arrivato lo scorso anno dal Bromma, alla prima stagione con Brambilla si è preso il posto in campo. E specificatamente non scelgo un ruolo definito, perchè ha giocato un po' ovunque. Mezz'ala di inserimento, esterno di centrocampo, esterno offensivo. Un jolly importante con ottima visione di gioco, inserimento e altruismo, tanto che ha collezionato 6 gol e 11 assist in 29 partite tra campionato e Coppa Italia. Il prossimo anno sarà ancora in primavera, ma occhio a Gasperini perchè Kulusevski potrebbe stuzzicarlo parecchio proprio per la sua duttilità.
Salvatore Elia (1999, esterno offensivo, Atalanta)
Esterno principalmente di destra nello scacchiere atalantino, non ha messo insieme grandi numeri quest'anno (1 gol e 6 assist in 26 presenze), ma è un giocatore fondamentale per l'Atalanta. Bravissimo nell'uno contro uno, sempre molto pericoloso in fase offensiva si è fatto garante dell'equilibrio di squadra sacrificandosi spesso in fase difensiva, arrivando non sempre pronto in zona gol. Dovrà senza dubbio migliorare la fase realizzativa e crescere negli inserimenti senza palla, ma la sua propensione al sacrificio è una qualità che piace tanto agli allenatori.
Luca Zanimacchia (1998, esterno offensivo, Genoa)
Di lui si è parlato in estate. E' anche lui fuoriquota e alla sua ultima stagione in primavera. Esterno preferibilmente destro, ma l'ho visto giocare su tutto il fronte offensivo indistintamente. E' il giocatore che tutti gli allenatori chiedono per giocare con il tridente, quello che va in doppia cifra per gol e assist: quest'anno è a 9 e 9 in 32 presenze.
Difficile dire come e dove diventerà grande, il 3-5-2 di Ballardini sembra precludergli l'ingresso in prima squadra, visto anche il ridotto spirito di sacrificio, più che accettato dal suo allenatore, visto quanto fa in fase offensiva.
Riccardo Sottil (1999, esterno offensivo, Fiorentina)
Bernardeschi, Chiesa, Sottil. E' una sequenza che in estate potrebbe diventare reale. Il terzo esterno offensivo sfornato dal vivaio viola. Il figlio d'arte è un destro che gioca a sinistra, quel piede invertito che tanto piace oggi. Praticamente come Bernardeschi specchiato. Come a Federico, anche a Sottil piace parecchio svariare comunque su tutto il fronte offensivo. Parte da sinistra per accentrarsi, ma all'occorrenza può giocare anche seconda punta a fianco a Gori. Esterno di qualità, fa gol (14) e li fa fare (8). Rispetto a Bernardeschi ha meno classe, ma fisicamente è già formato. Quest'anno con Bigica si è creato un ampio repertorio offensivo, non è da escludere che il prossimo anno Pioli lo voglia con sè almeno in estate. Per poi magari mandarlo a Livorno da papà Andrea.
Mirko Antonucci (1999, esterno offensivo, Roma)
28 presenze, 6 gol, 9 assist e tanto altro, tra cui 2 presenze e un assist in Serie A e 15 minuti in una semifinale di Champions League. Scusate se è poco. Vederlo in televisione ti colpisce, vederlo da vivo ti ammalia. Esterno moderno, capace di giocare sia largo sia a ridosso della prima punta, gioca ottimamente con entrambi i piedi e obbliga la difesa avversaria a stare sempre sul chi va là. Riuscisse ad essere più cinico si dimostrerebbe definitivamente pronto.
Giuseppe Borrello (1999, esterno offensivo, Torino)
Arrivato a gennaio dal Crotone, con cui aveva giocato il torneo Primavera 2 (12 partite, 8 gol), ha avuto un impatto eccellente nella squadra granata. Coppitelli lo ha mandato in campo 19 volte, venendo ripagato con 4 assist e 6 gol, uno dei quali decisivo per chiudere il ritorno della finale di Coppa Italia contro il Milan a San Siro. Esterno bravissimo nell'uno contro uno, grazie ad una buona tecnica e ad una velocità invidiabile. E' al Torino in prestito e probabilmente a giugno tornerà in Calabria e non è detto a quel punto che non possa rimanere a disposizione di Zenga e provare a giocarsi qualche carta in prima squadra.
Pedro Neto (2000, esterno offensivo, Lazio)
Ha giocato pochissimo (solo 9 presenze) e inciso altrettanto poco (1 gol e 1 assist) nella pessima stagione della sua Lazio che è retrocessa nel campionato di Primavera 2. Ma questo giovanissimo portoghese, spesso aggregato in prima squadra, ha fatto vedere sprazzi di ottima prospettiva. Ottimo dribbling e rapidità gli permettono di creare spesso e volentieri superiorità numerica in fase offensiva, dove deve diventare più cinico, ma il tempo è dalla sua parte e alla Lazio troveranno il modo di farlo crescere al meglio.
Jens Odgaard (1999, punta centrale, Inter)
Inutile girarci intorno, per la categoria è un giocatore senza dubbio superiore. Non ha messo insieme numeri strabilianti come quelli di Barrow, ma segna un gol ogni due partite (15 in 29, di cui 6 in 6 in Youth League). In campionato ha giocato meno, visto anche l'impegno europeo, ma nelle partite che contano il suo timbro c'è quasi sempre, come la tripletta nel derby di andata. L'esperienza maturata con la prima squadra del Lyngby due anni fa, prima di arrivare all'Inter, fa tanta differenza. Il prossimo anno, in prestito probabilmente in Serie B, dovrà dimostrare di essere pronto per il professionismo, perchè per il campionato primavera è molto più che maturo.
Facundo Colidio (2000, punta centrale, Inter)
Quando hai davanti Odgaard è dura. Ma l'anno prossimo l'attacco nerazzurro è suo. Argentino, arrivato dal Boca Juniors, ha pagato lo scotto dell'adattamento un po' più a lungo del previsto. Poi ha iniziato a trovare confidenza con i compagni e con il calcio italiano ed è venuto fuori. Pochi gol (7 in 20 partite), ma pesantissimi e tendenzialmente molto belli. Per informazioni chiedere alla Roma (doppietta in Supercoppa Italiana) o al Verona (gran gol in semirovesciata). Fa del gioco aereo e acrobatico una delle sue migliori qualità, nonostante non arrivi nemmeno a 1.80 m. Punta completa e con la tipica qualità argentina, capita che scompaia completamente dalla partita estraniandosi dalla situazione. Deve crescere senza dubbio sotto il profilo dell'attenzione durante l'arco della gara.
Eccolo il gol vittoria di #Colidio che assegna la #SupercoppaPrimavera all'@Inter 🏆⚽️#InterRoma pic.twitter.com/DiGmKU1P8q— Sportitalia (@tvdellosport) 7 gennaio 2018
Eddy Salcedo (2001, punta centrale, Genoa)
E' in questa gruppo perchè nonostante sia uno dei più giovani è anche uno dei più chiacchierati.
In estate l'Inter sembrava averlo preso per 30 milioni tra parte fissa e bonus, poi tutto è saltato, si è parlato di Milan e Juventus, poi silenzio e nulla di fatto. Ha giocato tanto (32 partite), segnando poco (9 gol). La sensazione è che il primo anno di primavera da sottoquota (in teoria la categoria è 1999-2000) sia stato più traumatico di quanto si pensasse, soprattutto giocando da punta unica, senza godere delle sponde di Pellegri che è andato al Monaco. Le qualità tecniche e atletiche però non si discutono e già dal prossimo anno mostrerà nuovamente le sue capacità realizzative.
Gabriele Gori (1999, punta centrale, Fiorentina)
Non ricordo più quante volte ho letto che la punta si valuta da quanti gol fa. Bhe, di una punta che segna 21 gol in 31 partite cosa si può dire? Nonostante sia quasi 1.90 m, non è il tipico attaccante boa, ma è un giocatore a cui piace dialogare con i compagni, aprire spazi e mandarli in gol. Ah già perchè oltre ai 21 gol ci sono anche 8 assist nella sua stagione. Non credo che tra i professionisti riuscirà ad avere lo stesso strapotere fisico mostrato questa stagione, ma la porta è sempre uguale e non si disimpara all'improvviso a fare gol. E lui ne fa parecchi.
*(Questo elenco, come l'ordine utilizzato, non rappresenta in nessun modo una classifica, ma una semplice presentazione di una serie di ragazzi che nell'arco di quest'anno mi hanno particolarmente colpito e che credo possano far parlare di sè in futuro.)
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