Questo è il risultato di 3 anni di ricerche, contatti, tentativi di avvicinamento al mondo di Mino Raiola.

Chi è Raiola-
Se ne sono sentite tante sul conto di Carmine Raiola, ma per tutti solo Mino. Per tanti un "fortunato pizzaiolo", per altrettanti un "mafioso" o un "criminale", per Zlatan Ibrahimovic "il meraviglioso ciccione idiota" [da "Io Ibra"].
Non è un pizzaiolo, come ha tenuto a precisare Raiola stesso in un'intervista quando portò Ibra a Barcellona, ma fece il cameriere nel ristorante del padre, che a fine anni '80, nel giro di un decennio, era diventato uno dei ristoranti più importanti e lussuosi alle porte della Capitale.
Da Nocera Inferiore, Campania, ad Haarlem, Olanda, a 20 km da Amsterdam. Quando Mino arriva in Olanda con la famiglia non ha nemmeno due anni, il padre è un ristoratore che ha scelto, a inizio anni '70 di emigrare e di tentare la fortuna all'estero. Questa è una delle caratteristiche principali del carattere anche di Mino, si prova, nel caso si sbaglia, ma non si lascia nulla di intentato.
Qualcuno se lo immagina Mino, da adolescente, in forma eccellente con la divisa dell'Harleem a giocare sui campi giovanili olandesi? Io faccio fatica, perchè da quando ho ricordi di Mino per me è il ciccione raccontato da Ibra. Invece c'è stato un periodo in cui quello che oggi è uno dei due più grandi procuratori calcistici correva dietro al pallone, invece che tirarne le fila da gran burattinaio.
Ma è un'avventura che dura poco, a 18 anni un infortunio al crociato, probabilmente in combinazione con doti non eccelse, mette fine alla sua carriera da calciatore. Ma non è un idiota come lo definisce Ibra, ha studiato, anche se potrebbe non sembrare. Si è diplomato in un percorso di studi similare a quello che per noi è il liceo classico e si è iscritto a Giurisprudenza, seppur non arriverà mai in fondo al percorso di studi universitario. La testa c'è e ad Harleem se ne accorgono in fretta mettendolo dietro alla scrivania: diventa prima responsabile del settore giovanile, a 20 anni è il più giovane di sempre ad aver assunto quel ruolo, poi direttore tecnico della società. Nel mentre però non si accontenta, lavora nel ristorante del padre, come cameriere. Il ristorante di Raiola senior non è più solo un locale, ma un vero e proprio ristorante di lusso e Mino viene a contatto con tanti imprenditori e uomini d'affari olandesi che trattano anche con l'Italia, esportazione di tulipani soprattutto. Sono spesso contrattazioni difficili, complesse e Mino si appassiona al mondo dell'intermediazione, diventa bravo, un consulente sempre più importante e prezioso per questi commercianti grazie alla conoscenza sia dell'italiano che dell'olandese. Fonda in poco tempo la Intermezzo, la sua società di intermediazione. I commercianti olandesi sono i suoi primi calciatori, l'obiettivo è sempre lo stesso, strappare per loro i migliori accordi possibili, a qualunque costo.
E diventa così anche nel mondo del calcio, inizia facendo da intermediario per il trasferimento di qualche giovane da e verso l'Ajax, inizia a farsi conoscere anche nel mondo calcistico della capitale e comincia un lavoro estenuante, continuo e asfissiante, ai fianchi dell'associazione calciatori olandese. Nel 1992 il piano Raiola arriva a compimento: stipula un accordo con il sindacato dei giocatori oranje perchè sia lui l'unico rappresentante degli olandesi all'estero. Il punto d'incontro? Il denaro, ovviamente, far avere ai giocatori il miglior contratto possibile, facendo risparmiare alle società milioni sull'acquisto.
E nell'estate del 1993 tutto cambia, l'Inter dell'allora presidente Pellegrini, inconsapevolmente, da ufficialmente vita al Mino Raiola procuratore, con il trasferimento del pacchetto Jonk-Bergkamp: i nerazzurri offrono meno di quanto offre il Napoli all'Ajax, ma propone ai due giocatori contratti ben più alti.
La scelta è fin troppo semplice, al motto di "per me viene prima il giocatore, degli interessi delle società", la coppia olandese va a Milano.
Mino Raiola procuratore-
Da quel momento in poi è un escalation che trova il suo punto più alto nel 2003. L'incontro con Ibrahimovic è raccontato molto dettagliatamente nell'autobiografia del giocatore, Mino non gli piace, si presenta vestito in modo scialbo, alla Raiola, maglietta maniche corte, jeans e quella pancia che si porta dietro e che lo accompagna da quando ha lasciato il campo verde. Poi però bastano poche parole, un "tu sei uno stronzo", di Mino e scoppia l'amore. Lo ha raccontato nel 2016 a TalkSport, condotto da Jim White, lo stesso Raiola "Tutti gli altri gli dicevano solo cose belle, io invece gli avevo detto la verità, per renderlo migliore". E quando un campione sente di avere dall'altra parte una persona che lavora per lui e, soprattutto, che non ha paura di essere duro per il suo bene, ecco che scoppia l'interesse.
Fate un piccolissimo passo indietro di qualche riga e, se non vi è venuto in mente, pensate al modus operandi della prima grande operazione raioliana, vi ricorda qualcosa, diventata una costante nel suo modo di operare? La coppia Ibra-Maxwell, insieme ad Amesterdam, a Milano, a Barcellona e a Parigi. E non è un caso che a favorire il primo incontro tra i due sia proprio il brasiliano, passato nel 2002 nella scuderia dell'agente. Non sempre li ha spostati in coppia, ma spesso sono finiti a giocare insieme.
E' stato per lunghi anni un uomo solo, con pochissimi collaboratori, spesso direttamente all'interno delle società che gli indicavano i migliori giovani su cui andare a lavorare. Non un modo limpidissimo di lavorare, ma per i club, soprattutto olandesi, una certezza: se i giovani di talento passavano a Raiola erano un guadagno assicurato. Non piace a molti, soprattutto non piace alle grandi, perchè non fa gli interessi della società, non ha paura di andare allo scontro frontale, con i suoi modi grezzi, secchi, alle volte volgari. Uno dei motivi per cui a Madrid continuano a tentennare nell'affondare il colpo Pogba è la sua presenza. A Barcellona dopo l'affare Ibra non vogliono nemmeno sentirlo nominare, a Manchester finchè sulla panchina dei Red Devils è stato seduto Sir Alex Ferguson non era persona gradita, a causa dello scippo Pogba. Spesso non piace anche perchè si sceglie giocatori come lui, sfrontati, spesso antipatici all'estremo, da Ibrahimovic a Nedved, passando per Pogba, Balotelli e Kean, non proprio dei giocatori dal carattere docile e semplice.

Non arrivi ad un tale livello di organizzazione se sei un "ciccione idiota" e infatti Mino non lo è, ha costruito un impero da zero, agendo con bastone e carota insieme, tenendo su un piedistallo i suoi giocatori e andando a fare la guerra ai club. Lo fa per il loro e, ovviamente, il suo interesse.
Ogni rinnovo, ogni firma su un nuovo contratto è una percentuale che entra nel suo conto corrente, una valorizzazione per il suo lavoro di intermediazione. Ma è sbagliato pensare che sia maggiore il suo guadagno da un trasferimento, spesso nei rinnovi strappa accordi che in qualche modo lo vedono fortunato protagonista, una postilla nascosta, una percentuale in caso di spostamento successivo. Perchè alla fine, come quando faceva da intermediario per i commercianti olandesi, è tutto solo ed esclusivamente una questione economica e di interessi personali. Lo è sempre stato, priorità unica ed assoluta ai suoi assistiti, il resto passa in secondo piano.
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