Scusate, sono di parte

Come si dice? Il primo amore non si scorda mai? Ecco, nulla di più vero.

E succede in tutti gli ambiti. E chiedo scusa, perchè sono consapevole di non essere oggettivo, di non essere imparziale.
Chi mi conosce e mi legge, molto più su Twitter che su qui, sa che cerco di essere il più imparziale e oggettivo possibile, ma talvolta mi è impossibile.


Su alcuni ragazzi è così. Seguivo la primavera del Milan da prima del 2017, sono stato un affezionato "abbonato" del Vismara quando a giocare era l'annata dei '96 con Pippo Inzaghi. Con Capitan Mastalli si è creato anche un bellissimo rapporto, poi le vicissitudini lo hanno portato ad indossare la fascia della Juve Stabia, perchè una volta "Cap" lo sei per sempre.
Potrei parlare di lui o del Pess, Matteo Pessina, che non ha mai giocato in maglia rossonera perchè rimaneva al Vismara o a Milanello giusto un paio di mesi prima di essere mandato in prestito in giro (ah tra l'altro in bocca al lupo per la prossima avventura al Verona), ma nonostante li guardi sempre con un occhio di riguardo su di loro riesco a mantenere un certo distacco.

Non ce la faccio con la "mia" primavera, quella prima di Gattuso e poi di Lupi, quella che ha sfiorato i playoff scudetto dopo una vita, quella che ha fatto la finale di Coppa Italia, 8 anni dopo l'ultima volta, quella che, con diversi titolari, lo scorso anno si è sciolta ed è retrocessa e quest'anno proverà a risalire.
Quella primavera che è composta da ragazzi che non sono solo ragazzi che sognano di esordire a San Siro e che voglio seguire per lavoro, alcuni di loro sono diventati amici, li conosco, ogni tanto capita di scambiare anche due chiacchiere. Magari non usciamo la sera a bere, con altri in precedenza è capitato, ma c'è un rapporto migliore rispetto al solo "ciao" "ciao" di fine partita quando passano per andarsene.

E quindi, scusate, ma non sarò mai, davvero, totalmente, oggettivo quando parlerò di Gabriele Bellodi, di Marco Brescianini, di Emanuele Torrasi, di Alessandro Sala, di Tommaso Pobega (prima doppietta in carriera, all'esordio, suo e del Pordenone, in Serie B tra l'altro), di Frank Tsadjout, di Gabriele Capanni, di Matteo Gabbia, di Riccardo Forte. Con alcuni la conoscenza è iniziata sugli spalti di Solbiate Arno, durante i momenti di infortunio.
Un ragazzo l'ho incontrato per la prima volta al Mc Donald's con (io) un giochino dell'Happy Meal in mano. Con gli altri è semplicemente stato un incontro strutturale, due volte al mese, prepartita e post partita, con il sole o con gli spalti ghiacciati. C'è prima di tutto estremo rispetto reciproco.
Ma li ho visti "crescere", li ho visti felici e a terra, mi sono emozionato e incazzato con loro.
Li chiamo ormai per nome o per soprannome. Non potrei essere oggettivo, lo ammetto, perchè quando ti innamori per la prima volta, poi, quell'amore te lo porti dietro per tutta la vita. Ne passeranno altri, ma difficile che rimangano. Quella rimane la mia squadra.
E Rino Gattuso rimane il mio allenatore, una leggenda che davanti alle grate del Chinetti ti parla da pari, ti tira una pacca sulla spalla perchè "sei sempre qui anche con sto freddo".

Scusate, sono di parte, o, come piace sui social, su di loro sono in malafede.

Ah, poi ovviamente c'è Tiago Djalò, sei mesi a Milano come se fossero 6 anni. Un ragazzo che per un po' ha capito poco, se non nulla, di italiano e sembrava sperso fuori dal campo. E poi scopri di finire per volergli bene nel giro di un girone.
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About Matteo Vismara

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