Il Milan è in confusione.
In campo e in società. Senza voler attaccare nessuno, attaccando tutti.
Non è una caccia all’uomo e non mi interessa nemmeno trovare UN colpevole, perché un solo, singolo, isolato colpevole non c’è, non può esserci.
Ma ci sono scelte di narrativa che possono salvare tutti, o quasi, perché Marco Giampaolo cammina a vista su un filo finissimo, che corre il rischio di rompersi ad ogni colpo di vento ben assestato, ad ogni cross sbilenco di Suso, ad ogni passaggio sbagliato di Calhanoglu, ad ogni intervento senza senso di Bennacer in area, ad ogni retropassaggio di Rodriguez, ad ogni pallone che Piatek è passato da infilare in porta a poco fuori nel giro di tre mesi.
In campo e in società. Senza voler attaccare nessuno, attaccando tutti.
Non è una caccia all’uomo e non mi interessa nemmeno trovare UN colpevole, perché un solo, singolo, isolato colpevole non c’è, non può esserci.
Ma ci sono scelte di narrativa che possono salvare tutti, o quasi, perché Marco Giampaolo cammina a vista su un filo finissimo, che corre il rischio di rompersi ad ogni colpo di vento ben assestato, ad ogni cross sbilenco di Suso, ad ogni passaggio sbagliato di Calhanoglu, ad ogni intervento senza senso di Bennacer in area, ad ogni retropassaggio di Rodriguez, ad ogni pallone che Piatek è passato da infilare in porta a poco fuori nel giro di tre mesi.
E’ appeso al nulla, Giampaolo. Appeso a 60’ di Torino in cui si è visto il suo pensiero calcistico. Prima e, soprattutto, dopo il nulla cosmico. E la dichiarazione di fine partita (“Sembrava che non ci fossimo mai allenati insieme”) sa tanto di resa quasi definitiva perché la squadra nessuno ha ancora capito dove sta andando. Non mi piace il concetto di “gioco contro”, preferisco più il “giocare per”, bene nella partita con la Fiorentina la sensazione è che la squadra non abbia giocato per nessuno, né per l’allenatore, né per i tifosi, né per loro stessi, per un po’ di amor proprio.
Ecco allora che in questa situazione, soprattutto se le cose
dovessero continuare a non funzionare (Genova sembra davvero la partita
intitolabile “Una panchina per due”, con anche Andreazzoli poco saldo), la
narrativa offre a tutti la possibilità di salvarsi, in qualche modo. Tutti tranne Giampaolo.
Perché se l’allenatore dovesse saltare sarebbe, ovviamente, il fallimento delle scelte estive di Maldini e Boban, sarebbe un’ammissione di colpa: aver dato in mano ad un allenatore più bravo nei racconti dei colleghi che sul campo (risultati in carriera alla mano) l’arduo compito di mettere insieme una squadra di ragazzi, per la maggior parte viziati, e arrivare in Champions League. Per ora Giampaolo si sta mostrando il giusto comandante di questa squadra ibrida, sta affondando senza imporre le sue idee, senza avere il coraggio di provare a perseguire le sue idee.
Perché se l’allenatore dovesse saltare sarebbe, ovviamente, il fallimento delle scelte estive di Maldini e Boban, sarebbe un’ammissione di colpa: aver dato in mano ad un allenatore più bravo nei racconti dei colleghi che sul campo (risultati in carriera alla mano) l’arduo compito di mettere insieme una squadra di ragazzi, per la maggior parte viziati, e arrivare in Champions League. Per ora Giampaolo si sta mostrando il giusto comandante di questa squadra ibrida, sta affondando senza imporre le sue idee, senza avere il coraggio di provare a perseguire le sue idee.
Incassato il no da Spalletti, almeno a livello pubblico, e
un freddissimo interesse da parte di Allegri sarebbe dura spiegare Rudi Garcia
o Ranieri, entrambi a spasso già a luglio e ai quali è stato preferito Giampaolo.
Ma ecco il grande assist, se fosse richiamato Gattuso in tanti avrebbero una scusante, soprattutto ai piani alti. Rino a giugno non è stato, formalmente, esonerato: si è dimesso. Cambia? Certo.
Perché in dirigenza c’era Leonardo e non Boban, Maldini aveva un ruolo subalterno a Leo e Massara non era ancora nei pensieri rossoneri. Poi Leonardo è andato via, ma a quel punto era troppo tardi per richiamare Gattuso e si è virato per un allenatore diametralmente opposto a Rino, pacato, quasi molle nei modi, cultore della tattica e del gioco offensivo.
Ma ecco il grande assist, se fosse richiamato Gattuso in tanti avrebbero una scusante, soprattutto ai piani alti. Rino a giugno non è stato, formalmente, esonerato: si è dimesso. Cambia? Certo.
Perché in dirigenza c’era Leonardo e non Boban, Maldini aveva un ruolo subalterno a Leo e Massara non era ancora nei pensieri rossoneri. Poi Leonardo è andato via, ma a quel punto era troppo tardi per richiamare Gattuso e si è virato per un allenatore diametralmente opposto a Rino, pacato, quasi molle nei modi, cultore della tattica e del gioco offensivo.
Ecco che giocare allo scaricabarile sui motivi per cui
Gattuso se n’è andato diventerebbe un paracadute portentoso, certo è una
scommessa complicatissima e rischiosissima per tutti, ma permetterebbe di
guadagnare altro tempo. Al di là del mondo social, la maggioranza di San Siro
non ha mai fischiato né insultato Gattuso, nonostante partite orrende, non se n’è
mai andata via prima dallo stadio perché almeno vedeva in campo dei giocatori
che rimanevano nella partita fino all’ultimo secondo e sudavano la maglia. Non
so se giocassero per l’allenatore o per la paura che incuteva in loro, fatto
sta che lo facevano.
E forse ai piani alti si sono accorti di aver costruito una squadra per una volta un po’ più congeniale alle idee dell’allenatore, peccato che abbiano sbagliato allenatore di 6 mesi.
Trovare in Leonardo il parafulmine sicuramente aiuterebbe in società, ma forse aiuterebbe anche Rino che, nonostante tutto quello che gli è stato detto contro nel mondo virtuale, non è stupido. Se decidesse di tornare, ed è tutt’altro che sicuro, lo farebbe con la certezza che non sarà una scappatella per tentare un’impresa che, ad oggi per quanto espresso, pare impossibile. Si faranno i conti in tasca tutti, ben sapendo che questa narrazione potrebbe ridurre le pressioni e, in qualche modo, salvare almeno la faccia.
E forse ai piani alti si sono accorti di aver costruito una squadra per una volta un po’ più congeniale alle idee dell’allenatore, peccato che abbiano sbagliato allenatore di 6 mesi.
Trovare in Leonardo il parafulmine sicuramente aiuterebbe in società, ma forse aiuterebbe anche Rino che, nonostante tutto quello che gli è stato detto contro nel mondo virtuale, non è stupido. Se decidesse di tornare, ed è tutt’altro che sicuro, lo farebbe con la certezza che non sarà una scappatella per tentare un’impresa che, ad oggi per quanto espresso, pare impossibile. Si faranno i conti in tasca tutti, ben sapendo che questa narrazione potrebbe ridurre le pressioni e, in qualche modo, salvare almeno la faccia.
E’ una lettura fantasiosa della situazione? Probabile, e mi
dispiaccio di avervi fatto perdere del tempo sempre prezioso.
E’ una lettura credibile? Non lo so, solo il tempo lo dirà.
E’ la prospettiva che mi auguro? No, perché nonostante l’affetto personale che provo per Rino, ancor più per la persona che per il giocatore, fossi in lui non lo farei. E non lo farei nemmeno fossi in Maldini e Boban, perché, nonostante l’ego, ammettere l’errore è sempre legittimo, ma a quel punto sarà fondamentale fare carte false per un allenatore pronto subito e, possibilmente, il più lontano possibile dal mondo Milan, del passato e del presente. E a questa descrizione c’è un solo grande candidato: Luciano Spalletti. Uomo da piazzamento, abituato a lavorare (e a farlo bene) in piazze complicate e decisamente più isteriche di quella che storicamente è quella rossonera.
E’ una lettura credibile? Non lo so, solo il tempo lo dirà.
E’ la prospettiva che mi auguro? No, perché nonostante l’affetto personale che provo per Rino, ancor più per la persona che per il giocatore, fossi in lui non lo farei. E non lo farei nemmeno fossi in Maldini e Boban, perché, nonostante l’ego, ammettere l’errore è sempre legittimo, ma a quel punto sarà fondamentale fare carte false per un allenatore pronto subito e, possibilmente, il più lontano possibile dal mondo Milan, del passato e del presente. E a questa descrizione c’è un solo grande candidato: Luciano Spalletti. Uomo da piazzamento, abituato a lavorare (e a farlo bene) in piazze complicate e decisamente più isteriche di quella che storicamente è quella rossonera.
Certo poi ci sarebbe anche Josè Mourinho, ma sembra talmente improbabile che non serve nemmeno citarlo.
Secondo me Giampaolo ha fallito ed è inutile prolungare l'agonia. Mi fa sorridere quando leggo "il Milan ha fatto mercato inadeguato per il gioco di Giampaolo".
RispondiEliminaMa chi è adatto al gioco di Giampaolo?
Saponara, Pucciarelli, Quagliarella, Ekdal...questi qua?
Per me è Giampaolo inadeguato, è un allenatore che nella teoria batte tutti, ma nella pratica non riesce, salvo rari casi, applicare le sue idee e trovare giocatori che riescano a metterle in pratica.
Maldini e Boban hanno sbagliato la scelta, ma ciò che mi preoccupa è che magari vogliano affondare con la nave piuttosto che ammettere l'errore. Vedremo.
Ad ogni modo io ero già stuzzicato dall'ipotesi Rudi Garcia in estate, quindi voto lui come immediato sostituto. In primis avendo un ds (Massara) e un capo scout (Moncada) orientati sul calcio francese, poi Garcia ha esperienza e conosce il calcio italiano.
Garcia colmerebbe anche una grave pecca di Giampaolo (ma anche di Gattuso): quella di presentarsi davanti alle telecamere senza mai puntare il dito sugli errori arbitrali.
Il rigore negato a Piatek contro la Fiorentina, il rigore negato a Udine, il gol "truffa" del Torino.
Noi sappiamo che il Milan è in fondo alla classifica per errori suoi, sia chiaro.
Però Spalletti, Mazzarri, Inzaghi, Sarri, per non scomodare i soliti Conte e Mourinho, alleggeriscono la pressione puntando il dito su fattori esterni e arbitraggi.
Certo, da noi finirebbero nel mirino del Milan Twitter, o meglio del web, uno strano mondo fatto di tifosi autolesionisti; ma ho l'impressione che la squadra si senta debole, perché non protetta adeguatamente dagli attacchi esterni (ma vi ricordate la vergognosa bagarre per la stupidata della maglia di Kessie e Bakayoko?).
Chiaro: Spalletti sarebbe un'ottima soluzione, ma Spalletti non è adatto al progetto Elliott. Spalletti, come Gattuso, in estate vorrebbe poi magari pochi ritocchi,sostanziosi e di esperienza. Invece il mercato del Milan di Elliott sarà sempre quello dell'estate 2019.
Il ritorno di Gattuso non mi dispiacerebbe, anche perché giocatori come Leao e Rebic gli permetterebbero finalmente di sfruttare le ripartenze.