Sogni infranti, quando dalla primavera alla prima squadra è troppo (puntata 2)

A luglio avevo iniziato questo giochino/provocazione (la prima puntata, per chi se la fosse persa), quanti talenti iper inneggiati dalla stampa/tifosi durante gli anni delle giovanili o i primissimi tra i professionisti poi si sono persi? Quanti di quelli su cui avreste scommesso il vostro euro virtuale per un'ottima carriera, alla fine, si sono rivelati un bluff?

Visto che per ogni Zaniolo, ci sono molti più giocatori che rimangono indietro, si affacciano al calcio dei grandi per poi scomparire, è normale che si possa andare avanti per diverse puntate, diversi appuntamenti di "sogni infranti".

Gli undici di oggi mi stanno particolarmente a cuore perchè su alcuni di loro non avrei scommesso solo un simbolico euro, ne avrei messo qualcuno in più.

Hachim Mastour

Uno dei più grandi bluff della storia moderna, succede tutto quasi all'improvviso, un'estate. L'Inter nel 2012, con il ragazzo che ha 12 anni, si avvicina per prendere dalla Reggiana Mastour, famoso più per i suoi video dove fa skills di altissimo livello tecnico, come i circensi sulla Rambla di Barcellona, più che per quello che fa in campo. Il clamore mediatico è alto e Galliani decide di non potersi far scappare quel ragazzino di cui tutti parlano. Blitz con ragazzo e famiglia, grazie all'aiuto di Mino Raiola, e Mastour portato in rossonero.
Fa due anni nelle giovanili del Milan poi, a 16 anni, viene aggregato in prima squadra con Seedorf che con un atto di estrema intelligenza, evita di macchiare la storia del Milan non facendolo mai esordire e non rendendolo il giocatore più giovane ad aver esordito in maglia rossonera.
Ma c'è talmente tanta eccitazione intorno al ragazzo che a 17 anni il Marocco, per strapparlo alla concorrenza dell'Italia, lo convoca e lo fa esordire (1' più recupero) contro la Libia nelle qualificazioni alla Coppa d'Africa. Rimarrà ovviamente l'unica apparizione con la maglia marocchina.
Ad oggi gioca nella Reggina (8' da ottobre) e dal 2015 ad oggi, quello che doveva essere l'erede di Neymar, ha giocato 14 partite tra i professionisti girando tra Malaga, Zwolle, Pas Lamia e appunto i granata.
E i migliori highlights della sua carriera rimangono il video in cui fa il giocoliere con Neymar e la catena di cappellini HM98 lanciata prima ancora di vedere il campo di San Siro.

Rey Volpato

19 febbraio 2006, stadio Friuli. Un giovanissimo ventenne con alle spalle una vita nelle giovanili della Juventus, e già un discreto campionato di Serie C, mette a segno i suoi primi gol in Serie A, perchè non si limita a farne uno, segna doppietta per il suo Siena che porta via i 3 punti da Udine.
Rimarranno gli unici della sua carriera. Da lì in poi 6 anni a girovagare quasi ogni anno tra Serie A e Serie B senza alcun tipo di continuità realizzativa, con qualche sporadica giornata di grazia e tante giornate passate seduto in panchina.
Lui che più di qualche soddisfazione se l'era tolta, tutta la trafila delle nazionali giovanili viaggiando ad una media di un gol ogni due partite in azzurro, lui che in bianconero segnava e tanto e qualcuno già sperava di poterlo inserire e farlo diventare il sostituto degli attaccanti bianconeri nella ripartenza post Calciopoli. Tutto questo non è stato, a 25 anni ha praticamente abbandonato ogni velleità di carriera di discreto livello, finendo a girovagare per le squadre di Serie D del Veneto.
Ha cambiato ancora squadra poco tempo fa, a dicembre si è unito al Real Martellago con la speranza di portare qualche gol alla causa dei suoi nuovi compagni.


Vincenzo Sarno

Alzi la mano chi si ricorda la storia di Vincenzo Sarno? Credo che tanti appassionati ricorderanno la sua storia, quella del Maradona di Secondigliano. Perchè è così che a 9 anni veniva chiamato Sarno ed è con quell'epiteto che il Torino lo compra per 120 milioni di lire bruciando la concorrenza di tutta Italia. E immediatamente non diventa più solo un trasferimento di un ragazzino del settore giovanile, diventa un caso sociale e nazionale. Sarno va in televisione, da Bruno Vespa, da Magalli, al TG1, tutti conoscono la storia di questo bambino a cui hanno "rubato" l'infanzia. Ma a Torino rimane pochissimo, da Napoli a Torino il salto è enorme, ancora di più se lo fai da solo a 9 anni.
Torna a casa, ma lo opziona subito la Roma, tutta la trafila con i giallorossi e poi, quando sarebbe il momento di avvicinarsi alla prima squadra va in prestito passa del tempo tra Sangiovannese e Giulianova, ma non riesce a trovarsi e la Roma lo scarica. Lo lascia andare gratuitamente e a 20 anni fa sei mesi di prova a Brescia, nemmeno in Lombardia credono in lui. Inizia un lungo girovagare tra nord e sud Italia, sempre in Serie C, o Lega Pro quando ha cambiato nome. Oggi ha lasciato Catania in prestito per andare alla Triestina nell'ennesima tappa del suo personalissimo tour italiano.
Piccola curiosità, non è mai stato acquistato da nessuna squadra dopo che è stato comprato da Torino e Roma. Da professionista si è spostato solo in prestito o da svincolato.
Da nuovo Maradona a novello Phileas Fogg d'Italia.

Giuseppe Scurto

Non può essere del tutto negativa la carriera di Giuseppe Scurto (a cavallo tra Serie A e Serie B), se non fosse che è durata otto anni e dopo essere stato portato in prima squadra da Capello e lanciato prima in Champions League e poi in Serie A da Del Neri ha lasciato Roma e la Roma iniziando il suo percorso da meteora. Prima in comproprietà al Chievo, poi Treviso e Triestina. In teoria ci sarebbe anche l'ultima tappa a Castellamare di Stabia, ma è un'avventura che non inizia mai causa infortuni.
Detta così staremmo parlando più di un giocatore sfortunato che di una speranza mai sbocciata, se non fosse che nel 2002, appena maggiorenne, la Roma lo strappa alla Sampdoria perchè uno dei migliori difensori italiani in circolazione e sempre presente nelle varie nazionali giovanili. C'è anche nella storica vittoria azzurra agli europei U19 di Lichtenstein 2003, che rimane ancora l'unica vittoria azzurra agli Europei di categoria.

Andrea Gasbarroni

Che giocatore che era Andrea Gasbarroni.
Ok, probabilmente lui non merita di essere in questo gruppo, tutto sommato 5 stagioni di Serie A, di cui 2 a Parma di alto livello, le ha fatte. Ma cosa sembrava potesse essere Gasbarroni.
Cresciuto nel settore giovanile della Juventus, sfiorato l'esordio con Ancelotti in panchina, la C1 a Varese, la Serie B a Genova sponda Samp e Palermo, poi 5 stagioni di Serie A tra Palermo, Samp, Parma, Genoa e Torino, un girovagare che tolti i due anni emiliani, in uno ha giocato in Coppa Uefa, non lo ha mai visto protagonista.
Dalla retrocessione con il Torino, nel 2009, una lenta e inesorabile discesa va a Monda in Serie C2 dove fa una stagione stratosferica da 20 reti in un contesto che lo vede dominante, ma nessuno lo richiama dai piani alti e così si spegne una carriera che poteva essere molto di più.
Lui che dopo una Serie B meravigliosa nel 2004 aveva fatto parte della delegazione Olimpica, portando a casa l'ultima medaglia della nostra nazionale, in un gruppo che vedeva giocatori che avrebbero vinto il Mondiale due anni dopo. C'erano Amelia, Barzagli, Pirlo, De Rossi, Gilardino, c'erano anche Bonera, che il Mondiale di Germania lo ha solo sfiorato, e c'era Chiellini, che in Germania non è andato, ma in seguito ha decisamente svoltato la sua carriera.
E Gasbarroni era giocatore titolare e di estremo talento. Quel talento che si è visto solo a sprazzi nella sua carriera. E che oggi a 38 anni si godono a Pinerolo (in foto), sui campi di Serie D.

Alexander Merkel

Prima ferita che si apre, in maniera nettissima. Su Merkel avrei scommesso tutto. E' stato amore totale, come lo fu da parte di Allegri per il giovanissimo kazako, di origini chiaramente tedesche. Non un fenomeno in primavera, non uno di quelli che saltava all'occhio e infatti non era nemmeno sempre titolare. Ma Max non ha paura di farlo esordire dal primo minuto il giorno dell'Epifania 2010 a Cagliari, partita decisa da un altro primavera, Rodney Strasser. Da lì chiuderà la stagione con altre 9 presenze, di cui 2 in Champions League, e il primo, e unico, gol in rossonero in Coppa Italia contro il Bari.
Il Milan decide quindi di prestarlo al Genoa, dove Alex gioca, ma poi lo riporta a Milanello a gennaio, tre presenze tra campionato e Coppa Italia e l'infortunio al ginocchio: stagione finita.
E da lì non si riprenderà più, inizia il suo girovagare tra Genoa, Udinese, Watford, Grassopher, Bochum, Admira Wacker e, oggi Heracles Almelo.
In mezzo la rottura di un legamento crociato e "l'amicizia" con un vizio vigliacco, che accomuna tanti tedeschi, la passione per la birra, e gli alcolici in generale.
Del ragazzo che prometteva di poter diventare un giocatore affidabile in un grande Milan non c'è più traccia, forse oggi in Olanda, a 27 anni, ha trovato la sua dimensione perfetta.

Cristian Battocchio

Altra coltellata che mi colpisce in pieno petto. Ero TOTALMENTE innamorato di questo giocatore. Ero convinto sarebbe diventato un giocatore di altissimo livello.
E lo credeva anche Antonio Conte che da CT della Nazionale, nel 2015, parlava così di giocatori che sarebbero potuti diventare importanti per la Nazionale: "Volete un nome secco? Ve ne faccio due: Battocchio e Viviani. I giocatori italiani che nelle varie categorie sono in grado di saltare l'uomo non sono molto. Uno è Battocchio, tutti gli altri sono attaccanti."  E ci crede pure Gigi Di Biagio che lo convoca in tutte le sue Nazionali (18 presenze in U21). Nel 2015, a 23 anni, aveva già due anni di primavera da titolare assoluto nell'Udinese e due anni di Championship con il Watford, altra creatura dei Pozzo. Poi la promozione degli inglesi in Premier League e il ritorno in prestito in Serie B alla Virtus Entella. Una stagione così così in Liguria con la retrocessione ai playout e un contratto non rinnovato con il Watford. Finisce al Brest in Ligue 2, due anni in seconda divisione francese e poi vola in Israele al Maccabi Tel Aviv, per tornare a Brest due anni dopo e conquistare la promozione in Ligue 1 dove gioca tutt'ora per provare a salvare la squadra bretone.
Ma 4 anni dopo del ragazzo che saltava l'uomo e poteva essere uno dei giocatori per il futuro della Nazionale italiana non c'è più traccia.

Lorenzo Tassi

La storia di Lorenzo Tassi non è nè più nè meno, la storia di tanti fenomeni del calcio giovanile che non reggono la pressione del salto tra i professionisti e si perdono nel momento dell'ultimo step. Ed è ancora più difficile quando ti paragonano a Roberto Baggio o Andrea Pirlo. In quei casi devi avere una solidità mentale rarissima e anche un po' di fortuna di infilare il percorso giusto. Quello che non succede a Lorenzo. Nel 2011, a 16 anni, Beppe Iachini lo fa esordire in Serie A al posto di Antonio Filippini. Sembra l'inizio di una grande storia, ma non lo sarà. Il Brescia retrocede, per un momento pensa di tenere il ragazzo in prima squadra per fargli giocare la Serie B da semi titolare, ma poi arrivano le big a contenderselo. Se lo prende l'Inter che spera di aver trovato il leader della sua squadra primavera e del suo futuro. Non succederà nè l'una nè l'altra cosa, Tassi diventerà il capitano della primavera, ma mai il trascinatore che all'Inter si aspettavano.
Non mi vergogno a dire che è, senza mezzi termini, il giocatore più talentuoso che io abbia mai visto dal vivo nel settore giovanile. Le cose che gli ho visto fare in allenamento o nel riscaldamento non le ho più viste da nessuno. Poi però arrivava la partita e le stesse giocate non venivano. Ha iniziato un triste girovagare con scarsi risultati in Serie C, con l'Inter che gli ha anche rinnovato il contratto in segno di fiducia. Ma siamo al capolinea, oggi Lorenzo gioca ad Arezzo e a giugno sarà svincolato.
Nella speranza, a 25 anni, di poter ancora fare almeno un salto verso l'alto e andare in una realtà di Serie B.

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About Matteo Vismara

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