Quanto sono lontane le partite in serie con Napoli, Roma e Real Madrid. Temporalmente non molto, giusto tre mesi scarsi, calcisticamente un eternità.
Il Milan di Inzaghi chiudeva l'anno solare battendo il Napoli, giocando una buona partita con la squadra più in forma del momento, attualmente in crisi come i rossoneri, e batteva, mostrando un bel calcio, i campioni d'Europa e del Mondo in carica. O meglio batteva le riserve della squadra di Ancelotti, con l'aggiunta di Cristiano Ronaldo. Particolare non da poco, anche se comunque le riserve blancos sono superiori a tanti titolarissimi rossoneri.
Allora il Milan si sentiva grande. Ancora in piena corsa per l'Europa e con l'idea di poter competere per l'ingresso in Champions attraverso un grande mercato di gennaio, come era capitato nel 2013. Quella volta arrivò Balotelli e fu rimonta Champions.
Sulle ali dell'entusiasmo sono iniziati i proclami, il presidente Berlusconi che continuava a far visita alla squadra il venerdì prima delle partite e faceva ridere i giocatori a suon di Hip Hip Hurrà, lodando la rosa di primissimo livello e ponendo come obiettivo importante la Coppa nazionale. (video)Un'eternità fa.
Poi sono arrivate le sconfitte in serie. Sassuolo e Atalanta che portano a casa i tre punti, la doppia sconfitta contro la Lazio in campionato e Coppa Italia, i pareggi casalinghi con Empoli e Verona e la finale sconfitta a Firenze. Ormai il Milan di fine dicembre non esiste più, o forse non è mai esistito.
E non si può nemmeno dare la colpa al mercato, o almeno non del tutto. Sono arrivati Antonelli, Paletta, Destro e, soprattutto, Cerci, giocatore per cui si sono sprecate tante parole e già relegato in panchina. Ed era la prima scelta di Pippo già in estate. Esempio lampante delle difficoltà del tecnico.
Con 11 partite ancora da giocare la squadra naviga a vista. L'obiettivo è quello di arrivare in fondo ad un altro campionato al di sotto delle aspettative. Milan che si avvia mestamente a rimanere fuori da tutto e che, dovesse arrivare dopo l'ottava piazza, rischia di doversi giocare il preliminare di Coppa Italia a luglio. Come l'Inter post Stramaccioni.
I numeri inchiodano il Milan di Inzaghi come il peggiore dell'intera presidenza Berlusconi, 1,29 punti a partita. Peggio anche del solo ultimo, bistrattato, semestre di Allegri, quello concluso con la sconfitta di Reggio Emilia contro il Sassuolo per intendersi. Peggio anche del rivoluzionario Seedorf, prima voluto a tutti i costi dal presidente, per poi essere scaricato dallo stesso e da Galliani pochi mesi più tardi. La colpa? Troppo poco aziendalista e uomo troppo intelligente per non voler cambiare le cose prima che la barca affondi. Sapeva che stava prendendo acqua, ma Clarence voleva provare a tenerla a galla. Sarebbero serviti soldi e un impegno che da qualche anno non ha casa nei piani alti rossoneri. Se non per quanto riguarda Casa Milan e stadio di proprietà, per alzare il prezzo della società e vendere il pacchetto intero? Lo scopriremo presto.
E nonostante la baracca stia cadendo a pezzi, nonostante i risultati sul campo parlano chiaro in quel di Milanello sembra regnare l'ottimismo e la serenità. Probabilmente se i rossoneri non avessero avuto paura di vincere, sì di vincere, contro Verona e Fiorentina e avessero portato a casa 6 punti alla portata, invece che 1 soltanto si parlerebbe di una squadra rinata che prova a riprendere la sua corsa verso la piccola Europa. Visto che ormai la finale 2016 in casa è un sogno per entrambe le milanesi.
Invece i rossoneri crollano nel finale, assecondando le paure del loro tecnico che quando vince mette dentro difensori su difensori togliendo attaccanti e facendo schiacciare la squadra nella sua metà campo. Perchè anche i cambi non convincono. Come non convince quell'incomprensibile buonismo nei confronti di Jeremy Menez, troppo egoista e mai sostituito, nemmeno nelle serate più nere.
Però Inzaghi si dice ottimista e promette che si rivedrà il Milan di inizio stagione, nonostante siano state fallite almeno quattro occasioni da non perdere. Di questo passo il Milan di inizio stagione lo si vedrà direttamente a settembre. Ma anche i giocatori da Milanello fanno sentire la loro voce e Philippe Mexes, uno dei più discussi e ancora senza rinnovo, si dice sicuro che il Milan possa fare 33 punti da qui a fine campionato, vincerle tutte e andare in Europa.
Cagliari, Palermo, Sampdoria, Inter, Udinese, Genoa, Napoli, Roma e Sassuolo permettendo. Forse un po' troppo anche per i più ottimisti.
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