Manchester City-Chelsea un segnale alla Premier

Chelsea batte Manchester City 3-1 all’Etihad Stadium. Risultato a sorpresa, ma non troppo. Tutto sommato era possibile pensare ad una grande prestazione degli uomini di Conte, che arrivavano da 7 vittorie consecutive, e le difficoltà della truppa Guardiola, tre pareggi nelle ultime tre partite in casa prima di ieri (curiosamente tutti 1-1).
Ma a stupire non è il risultato, ma quello che ha mostrato il campo, perché le differenze tra due delle pretendenti al titolo, insieme a Liverpool e Arsenal (ci sarebbe anche il Manchester United, ma è ancora disperso per strada), sono tante. E se a livello tecnico e di spettacolarità c’è un notevole sbilanciamento verso gli azzurri di Manchester, la solidità tattica e mentale è tutta dalla parte dei blu di Londra. E i 90’ hanno evidenziato quali sono le caratteristiche che più sono importanti in qualunque campionato.

Rosa-
Entrambe le squadre hanno rose di altissimo livello, ma sulla carta il Manchester City è la squadra nettamente più forte di tutte in Inghilterra. Forse, e sottolineerei mille volte forse, il limite della squadra di Guardiola sono i terzini, tanto che il tecnico spagnolo ha optato per la difesa a 3 spostando Kolarov tra i tre centrali. Il cambiamento, probabilmente, è stato anche a causa dell’infortunio di Kompany, ma Pep non è nuovo a invenzioni del genere, basti pensare a Mascherano spostato difensore centrale o Lahm portato davanti alla difesa. Ma il pacchetto difensivo a disposizione dei Citizens vale molto più di quello Blues, dove tra l’altro anche il terzino Azpilicueta fa il terzo centrale. Sia Conte che Guardiola hanno optato per far iniziare l’azione ad un giocatore dai piedi buoni, trovando in Stones e David Luiz il primo appoggio, in Kolarov e Azpilicueta la seconda opzione. E non è un caso che entrambi vogliano Bonucci per il loro gioco.
A centrocampo, con il rientro di Yaya Tourè tra i ranghi, Guardiola ha il miglior gruppo di giocatori di tutto il campionato, muscoli e qualità che permettono il pregiato palleggio suo marchio di fabbrica. Conte, invece, è più corto e ha optato per la coppia Kantè-Matic, costretto poi a virare sabato su Fabregas visto l’infortunio del serbo. Ma i due mediani, che garantiscono più muscoli che fosforo, servono per mantenere equilibrata la squadra. Davanti invece entrambe le squadre hanno una potenza di fuoco che ha pochi eguali. Se le partite si giocassero sulla carta, probabilmente, il City sarebbe già campione d’Inghilterra. E invece entrano in ballo tanti altri fattori.

Gioco e solidità-
Inutile nasconderlo, il Manchester di Guardiola gioca un bel calcio, non più con il tiki taka estremo che spesso sembrava una semplice espressione di una superiorità tecnica fine a sè stesso. Oggi il gioco della squadra del catalano sfrutta molto di più le verticalizzazioni e le giocate individuali, ma nei momenti topici sembra sempre non avere un'alternativa reale al gioco palla a terra. Eredità immutata del gioco di Pep è invece quel tentativo di arrivare in porta praticamente con il pallone, riducendo al minimo le conclusioni da lontano, fondamentale in cui la maggior parte dei citizens eccelle.
Tanta grinta e pochi fronzoli invece il gioco di Conte. Reparti corti, due mediani in copertura ai tre difensori e un Moses ritrovato che all'occorrenza diventa un terzino aggiunto. E' il grande lavoro della squadra a fare la differenza. Il gioco non è bello sicuramente, come quasi mai lo è stato quello delle squadre contiane, ma è pratico ed estremamente efficace. Aspettare bassi l'avversario e ripartire non è una vergogna, anzi l'arma migliore del Chelsea con Pedro e Hazard che sono imprendibili per la maggior parte dei difensori. I gol di Willian e Hazard dimostrano come questo modo di giocare calzi a pennello con le qualità dei Blues. E se poi Diego Costa mette in porta ogni pallone che tocca, l'equazione è facile.

Fattore mentale-
E' decisamente ciò che ha stupito di più in assoluto. Il City preso gol si è disunito completamente. Il Chelsea anche in sofferenza e sbandamento assoluto è rimasto unito, ha sofferto da squadra e ha trovato il pari in modo forse fortunoso, ma poi ha legittimato il risultato rimanendo sempre ordinato e facendo malissimo al City in contropiede. Gli uomini di Guardiola sembrano fragili e sembrano non riuscire a reagire alla prima difficoltà. L'esempio lampante è Kevin De Bruyne. Sbagliato il gol del possibile 2-0, da 0 metri sparando sulla traversa, non ha più dato segni di vita fino a fine partita. E proprio a fine partita i nervi sono saltati anche ad Aguero e Fernandinho, nella rissa finale che potrebbe pesare e non poco nelle prossime settimane (tra tre giornate il City va ad Anfield dal Liverpool). Aguero interviene in modo scomposto, pericoloso e volontario su David Luiz, Fernandinho pensa bene di alimentare lo scontro mettendo le mani addosso a Fabregas. Due pedine fondamentali del gioco di Guardiola che si sono autoescluse dalla corsa per un po'.
E' proprio nella testa dei giocatori, invece, il lavoro più importante fatto da Conte. Hazard è libero di inventare e svariare su tutto il fronte offensivo, ma poi con Diego Costa è il primo a portare pressione sui difensori avversari. Le più grandi vittorie del tecnico italiano però si chiamano Pedro e Moses. Lo spagnolo la scorsa stagione è stato un fattore per la prima parte della stagione, poi si è perso nella mediocrità generale. Oggi è l'ago dell'equilibrio per Conte, il giocatore che permette ad Hazard di non percorrere tutta la fascia. Ma è con Moses che Conte ha fatto conoscere a tutta l'Inghilterra il suo lavoro. Ha pescato il nigeriano da qualche scantinato del campo di allenamento per farne un titolare inamovibile. E le ultime 8 partite hanno ridato al Chelsea un giocatore rigenerato e un possibile uomo mercato.


Share on Google Plus

About Matteo Vismara

This is a short description in the author block about the author. You edit it by entering text in the "Biographical Info" field in the user admin panel.
    Blogger Comment
    Facebook Comment

0 commenti:

Posta un commento