Il futuro è giovane, il futuro è adesso

Un paio di estati fa dopo aver seguito un campionato primavera italiano mi ero lanciato nel trovare i giovanissimi che avrebbero potuto fare esplodere e fare il grande salto (qui).
Più di qualcuno c'è riuscito, altri hanno allungato il loro percorso di crescita facendo, per ora, tappa in categorie inferiori o campionati di secondo piano, ma come si dice sempre, "a vent'anni hai ancora tutta la vita davanti" e il futuro in mano, aggiungerei.

E, nel mondo, di ventenni scatenati e che mordono il freno per poter fare il salto tra i grandi ce ne sono tanti, alcuni potrebbero diventare i gioielli del calcio mondiale del futuro.

Hugo Guillamon (2000, Valencia)

Era in scadenza di contratto e ci aveva pensato seriamente il Barcellona, poi dopo il lockdown è arrivata la tanto attesa fiducia di Gonzalez Marco che lo ha messo in campo 6 volte (5 da titolare) nelle ultime 13 partite. A quel punto il rinnovo con i pipistrelli è stato quasi obbligatorio. Avanti insieme fino al 2023 con la consapevolezza che le big di Spagna e il Manchester City hanno già messo gli occhi sul ragazzo di San Sebastian.

Non rispecchia gli standard del tipico difensore centrale (1.80 m) in tanti in Catalunya hanno rivisto in lui Carles Puyol, che con Guillamon condivide la struttura fisica (1.78 m l'ex capitano culé). Bravo nell'anticipo, ottimo nelle letture difensive e nel gioco di costruzione in fase di possesso, pecca ancora nell'1v1 contro avversari più fisici di lui e nel gioco aereo dove troppo spesso gli viene preso il tempo.
A Valencia però sono convinti di aver in mano il prossimo centrale della nazionale spagnola e, con ogni probabilità, la stagione 2020/2021 sarà la sua stagione. La prima in Liga dall'inizio, per confermare quanto di buono ha mostrato nelle categorie inferiori.

Yan Couto (2002, Manchester City)

Potenzialmente il terzino destro del futuro e infatti, nel dubbio, il Manchester City lo ha comprato dal Coritiba per 6M e lo darà in mano a Pep Guardiola, l'uomo che ha fatto diventare, a tutti gli effetti, Dani Alves uno dei più forti nel ruolo.
In una fascia che è stata di Cafù, Maicon e lo stesso Dani Alves, in Brasile si sfregano le mani perchè il ragazzino di Coritiba può davvero ripercorrere le orme del famoso predecessore, che ha inciso il suo nome nella storia per essere il giocatore con più trofei vinti in carriera (42 in 18 anni).

Fisicamente piccolino (1.68 m) ha un'intelligenza tattica e calcistica di livello elevatissimo, ha dimostrato di avere una tecnica di base da centrocampista offensivo ed una propensione a giocare il pallone tipica brasiliana.
Al Mondiale U17 in Brasile si è dimostrato una delle colonne portanti della squadra di Guillherme Dalla Dea e si è fatto ammirare dal mondo intero, ma il suo nome è tra quelli più presenti nei taccuini di mezza Europa.
I Citizens sono stati i più veloci di tutti, ora sta a lui dimostrare di valere un posto in quella rosa e rispondere alla grande alle attese nei suoi confronti.

Thiago Almada (2001, Velez)

Quante volte avete sentito parlare del nuovo Messi? Anche fosse una sola sarebbe una di troppo.
Thiago Almada decisamente non è e non sarà il nuovo Messi, a me ricorda più El Conejo Saviola, ma questa rimane una visione molto personale del ragazzo.

Sicuramente se lo godono i tifosi del Fortin e la dirigenza si sfrega le mani perchè il gioiello è purissimo. Ne ha parlato in maniera entusiasta il suo compagno di squadra Fernando Gago, uno che con qualche campione ci ha giocato.
Lanciato da Mauricio Pellegrino in prima squadra, prima dello stop forzato causa lockdown, aveva messo insieme 25 presenze e 5 gol tra SuperLiga e Copa Sudamericana.
Nato trequartista, all'occorrenza è andato a fare l'esterno d'attacco sia a destra che a sinistra.
Tutto destro, l'opposto di Messi, rapido sgusciante, con un dribbling che ti lascia sul posto e una visione di gioco celestiale, è ancora troppo immaturo sotto porta. Gli piace fare assist, il gol quasi lo evita, ne ha segnati un paio bellissimi, ne ha sbagliati alcuni clamorosi.
Probabilmente è della stessa scuola di Antonio Cassano ("Sono ancora convinto che sia meglio un assist che un gol" cit).

Dall'Europa guardano con attento interesse in vista dell'estate 2021.



Kenneth Taylor (2002, Ajax)

La scuola è quella buona e quando a metterti gli occhi addosso è Pep vuol dire che il materiale è ottimo. Mezzala, il lato non fa differenza, e all'occorrenza play basso, può fare sostanzialmente tutto in mediana. Cresciuto nel mito di De Bruyne ed Eriksen, sogna di giocare nel "Barcellona o in una squadra di Guardiola, perchè lì si gioca il calcio che piace a me".
Causa operazione all'appendice, Mondiale U17 e interruzione per il covid ha giocato 19 delle 29 partite giocate in Keuken Divisie dallo Jong Ajax dimostrandosi giocatore importante per la categoria. Non ha la fisicità di Van de Beek, ma in casa Ajax in tanti lo vedono come il sostituto perfetto del classe '97 che piace a mezza Europa.

Rispetto a Donny ha meno capacità di inserimento senza palla e gli manca quella freddezza davanti alla porta che lo renderebbe un centrocampista completo. Grandissime qualità tecniche e tattiche, come spesso capita a chi si istruisce nel Le Toekomst, gli manca una dimensione offensiva, come già detto, che gli permetta di iscriversi nei tabellini. Questo lo rende meno visibile, forse, ma non per questo meno utile perchè la sua visione di gioco è fondamentale per i compagni che spesso vengono liberati da giocate di alto livello di Taylor. Capitano di tutte le Under dei lancieri, la personalità di fare il grande salto non gli manca. Ora sarà solo questione di tempo.

Kaio Jorge (2002, Santos)

Piace, tanto, a tutti. Ai brasiliani e agli europei, che lo hanno scoperto al Mondiale U17, dove ha segnato ogni volta che la partita scottava (5 in 7 partite con sigilli pesanti in semifinali e finale).
Jesualdo Ferreira ha temporeggiato un po' prima di lanciarlo in prima squadra perchè sa come funzionano le cose. Ha aspettato perchè Kaio Jorge non finisse risucchiato nella centrifuga dei paragoni scomodi che già hanno triturato un ragazzo che in Brasile prometteva scintille e che è dovuto tornare in Brasile, dopo il fallimento europeo, per ritrovare la gioia di giocare e la sua dimensione di giocatore di buon livello.

Non è Neymar, Kaio Jorge. E' un altro tipo di giocatore, più attaccante, meno giocoliere, dritto per dritto senza paura, unico obiettivo la porta. Ricorda molto più il primo Gabriel Jesus, attaccante non particolarmente fisicato, bravo nel rapido, ottimo tecnicamente, con il cinismo sottoporta che va migliorato e meglio canalizzato.
Al Santos se lo godono e prevedono che possa diventare l'ennesima grande cessione verso qualche squadra di alto livello nel Vecchio Continente, lui spera di riuscire a conquistarsi la fiducia dell'allenatore e conseguentemente minuti in campo.
Intanto il primo gol tra i professionisti è già arrivato. In Copa Libertadores, subito decisivo, in terra argentina. Contro il Defensa y Justicia di Hernan Crespo. In Argentina, davanti agli occhi di un ex attaccante di livello incredibile. Poteva iniziare peggio.


Sergio Camello (2001, Atletico Madrid)

18 maggio 2019, 38esima di Liga. L'Atletico Madrid dopo 45 minuti è sotto 2-0 a Levante. A fine primo tempo il Cholo Simeone toglie Thomas Partey, un centrocampista, e inserisce Sergio Camello, un attaccante. La partita finisce 2-2 con Angel Correa espulso e il ragazzino della cantera che segna il gol del pareggio da opportunista: stop di coscia e piatto sull'uscita del portiere.

Nemmeno 1.80 m, giocatore rapido e sgusciante, con una spiccata propensione al gioco di squadra e all'occupazione di tutto lo spazio a disposizione in attacco. Visto anche il fisico non gli piace rimanere unicamente in area di rigore, ma svaria su tutto il fronte aprendo spazi per gli inserimenti dei centrocampisti.
Una macchina da gol nelle giovanili colchoneros, questa stagione con l'Atletico B l'ha conclusa segnando 5 gol in 16 partite a cui si aggiungono due presenze con la prima squadra tra cui l'ultimo quarto d'ora della disperazione nel derby madrileno di gennaio.
Simeone punta tanto sul ragazzo, come su Mollejo altro giovane biancorosso quest'anno in prestito a La Coruna, e non sarà una sorpresa vederlo presto sempre più presente nelle convocazioni della prima squadra.

Gabriel Veron (2002, Palmeiras)

Un altro degli eroi del Mondiale U17, forse la stella più lucente e meno attesa. E' un esterno d'attacco con una facilità nel dribbling quasi imbarazzante oltre che un buon feeling con il gol.
Lo ha lanciato in prima squadra Andrey Lopes, l'allenatore che ha fatto da traghettatore lo scorso inverno per concludere il Brasilerao in attesa che il santone brasiliano Vanderlei Luxemburgo si sedesse sulla panchina del Verdao.
Alla seconda tra i pro ha risposto alla grandissima: doppietta e assist in mezz'ora nel 5-1 contro il Goias. Fin qui, ovviamente, la sua miglior prestazione.

Il ragazzo ha attirato su di sè gli occhi curiosi di tanti scout europei che sperano possa iniziare a giocare con continuità a partire dal prossimo Brasilerao, visto che il Paulistao sta volgendo al termine senza che Luxemburgo abbia dato al ragazzo grandi occasioni.
Le qualità sono notevoli, Real Madrid e Barcellona hanno drizzato le antenne, il Manchester City e Arsenal per ora giocano a nascondino, ma rimangono molto interessate così come la Juve che aveva fatto un sondaggio, ma era rimasta spaventata dai 25M richiesti per liberarli. I prossimi 12 mesi saranno fondamentali per la sua crescita e il suo futuro.
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About Matteo Vismara

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