Si dice che la maturità calcistica per un centrocampista arriva all'incirca verso i 25 anni e Rodrigo De Paul rispetta in pieno questa statistica. L'argentino alla quinta stagione a Udine sta crescendo a vista d'occhio, con un rendimento sempre più continuo e sempre più vicino ai top del ruolo in Europa.
E se n'è accorto anche Scaloni che ha iniziato a convocare il bianconero costantemente nella sua Argentina, mettendolo in campo e affidandogli il centrocampo al fianco di Paredes, altro giocatore passato dalle nostre parti e fatto andare via troppo in fretta.
Arrivato come esterno d'attacco o trequartista, il salto di qualità definitivo il 10 dell'Udinese lo ha fatto con l'arrivo di Luca Gotti in panchina che lo ha definitivamente tolto dalla fascia sinistra per metterlo stabilmente nei tre del suo centrocampo, da mezz'ala sinistra. Ed è arretrando di una decina di metri la sua posizione di partenze e, paradossalmente, aumentando il suo raggio d'azione che De Paul è diventato un giocatore a tutto tondo, uno dei migliori tra i 5 top campionati europei. E non lo dico io, lo dicono i numeri nel confronto con i pari ruolo.
Pecca ancora nel numero di passaggi tentati (57.83 a partita) e riusciti (solo il 73%), unici due dati che lo trovano sotto l'ottantesimo percentile per quanto riguarda la fase di possesso. La "bassa" percentuale di passaggi riusciti è facilmente spiegabile con il numero di passaggi progressivi riusciti a partita: 6.46 (dal conto vengono esclusi i passaggi prima della metà campo offensiva).
Per passaggio progressivo si intendono passaggi verticali di almeno 10 metri o nell'area avversaria, in questo caso la media europea è di 4.32 a partita, mentre il migliore è Luis Alberto con quasi 10 verticalizzazioni riuscite a partita. E il laziale è uno dei centrocampisti/trequartisti che meglio rappresenta, con De Paul il nuovo modo di interpretare il ruolo, più dribbling (2.47 riusciti a partita), più verticalità e strappi palla al piede (9.64 volte a partita almeno 6 metri guadagnati palla al piede), meno passaggi indietro. E in tutte le voci, De Paul, è oltre il novantesimo percentile.
Ancora meglio sono i dati relativi agli Expected Goal e Assist (da qui alla fine xG e xA) dove rientra negli primi due punti percentili con 0.29 xA e un complessivo 0.45 npxG (esclusi i rigori) + xA. In entrambi i casi davanti a se ha quello che oggi è il miglior tuttocampista al mondo: Kevin De Bruyne.
Che sia un giocatore importante in fase offensiva non lo scopriamo di certo oggi, ma a colpire è la crescita nella fase di non possesso. Il suo stesso allenatore, a dicembre, ha parlato di un "De Paul in continua crescita che sembra non fermarsi mai", quella crescita e maggior padronanza del ruolo che lo ha portato a gestirsi maggiormente in fase di pressing e nelle uscite in pressione, sia in anticipo che in contrasto sull'avversario, rispetto alla scorsa stagione (passato da 22.1 a 14 a partita), ma a leggere meglio le situazioni e recuperare quindi più volte la palla rendendo la sua pressione positiva (dal 26.8% al 29%). Non numeri da incontrista, ovviamente, ma molto simili a quelli di De Bruyne (16.3 pressioni tentate a partita con il 33% di successo), l'esempio migliore di interpretazione del ruolo.
I numeri di De Paul, ovviamente sono figli della squadra che ha intorno, che gli chiede di essere il leader tecnico e offensivo, l'unico faro della manovra, ma che allo stesso tempo ha una conversione in gol delle occasioni molto più bassa rispetto al Manchester City, basti pensare che i bianconeri segnano 1.11 gol a partita in Serie A, e De Paul con i suoi 6 gol e 6 assist vi incide per il 40%, mentre i Citizens di Guardiola viaggiano a 2.13 gol a partita in Premier League con De Bruyne che vi incide per il 26.5% con i suoi 5 gol e 11 assist.I numeri, ovviamente, sono solo numeri, aiutano, ma non dicono tutto. Quello che non dicono i numeri sono legati alla personalità del ragazzo, classe 1994, che è stato eletto capitano dell'Udinese, di una personalità sempre maggiore, del coraggio di tentare la giocata e del rispetto che si è guadagnato in Nazionale anche da giocatori che hanno giocato ad un livello superiore e hanno vinto più di qualcosa.
Messi e Di Maria hanno sempre avuto parole al miele per l'ex Racing Avellaneda, trattato fin da subito come uno del gruppo albiceleste.
Dopo 5 anni in provincia è arrivato il momento per fare un salto verso l'alto, per salire di livello e giocare dove appartiene, in club che lottano per vincere il campionato e partecipano in Champions League.
Per De Paul è arrivato il momento di un top team.
*Dati di FBref.com
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