Le paure tattiche di Walter Mazzarri

Mazzarri in EL con l'Inter/Twitter
Da quando Walter Mazzarri ha preso le redini di un cavallo imbizzarrito, come era quello nerazzurro del post Stramaccioni, ha subito voluto comandare il percorso e tutte le tappe che la sua squadra avrebbe dovuto fare per tornare ai livelli, se non a quelli del 2010 mourinhano, almeno dell'Inter manciniana, che aveva infilato due titoli consecutivi, più il terzo arrivato da Calciopoli.
La prima scelta imposta alla sua nuova squadra dal tecnico livornese è stato il Suo modulo, il 3-5-2, con cui ha riportato in Champions il Napoli dopo un ventennio.

Il Grande Napoli mazzarriano in Champions presentava i Fantastici 3, Hamsik-Lavezzi-Cavani. Una potenza da fuoco notevole e un numero di giocatori prettamente offensivi che non si è più vista molto spesso dopo l'addio di Lavezzi alla Serie A. La conversione di Hamsik a centrocampista incursore, arretrandolo quindi quasi sulla linea di centrocampo, aveva già fatto presagire ad un Mazzarri sempre più attento alla fase difensiva, anche grazie alla crescita straordinaria del Matador Cavani che, facendo reparto da solo, permetteva al suo allenatore di non schierare altre punte pure.
E il modulo varato con un trequartista o una seconda punta atipica dietro alla prima punta ha seguito Mazzarri anche all'Inter che, a causa degli infortuni di Milito e di Icardi, fino a dicembre si è retta sulle spalle del solo Palacio e che nella seconda parte della stagione ha, comunque, visto poche volte in campo due punte e un giocatore alle loro spalle, come era capitato agli inizi napoletani.

Anche l'evoluzione di Mateo Kovacic da trequartista a mezz'ala è la dimostrazione che Mazzarri a sostegno dell'unica punta voglia comunque un giocatore rapido, ma allo stesso tempo forte fisicamente, mentre il croato è ancora leggerino per il nostro campionato, nonostante una tecnica e una lettura del gioco propria di pochi giocatori al mondo.
Anche con lo Stjarnan, di certo non il Barcellona, WM non ha abbandonato il suo credo e, a causa anche della scarsa condizione fisica, ha lasciato in panchina Osvaldo, partendo davanti con Ruben Botta a sostegno di Maurito Icardi. E solo a 25 minuti dalla fine il Johnny Depp interista è entrato in campo per affiancare l'ex sampdoriano. Per l'italo-argentino una buona risposta al suo mister con anche una traversa colpita, ma lascia comunque abbastanza sorpresi perchè, anche contro gli studenti islandesi, Mazzarri continui a puntare solo su un attaccante in nome di un equilibrio garantito dai 5 centrocampisti.

Parlando con Filippo, interista, mi diceva che comunque "Mazzarri non mette due punte manco a morire", affermazione molto vicina al vero, almeno per quello che ha fatto vedere nelle ultime due stagioni.
Il livornese, però, conscio delle possibilità della sua squadra, probabilmente da inizio campionato cercherà di far convivere i suoi attaccanti là davanti perchè lasciare in panchina uno tra Icardi e Palacio sarebbe comunque un errore madornale. L'allenatore bravo è quello capace di modificare moduli e giocatori a seconda della situazione e del materiale umano che ha. Il modulo non si tocca, ma magari il numero di attaccanti sì. Le prime giornate di campionato daranno qualche indicazione in più.
I giocatori dopo un gol allo Stjarnan/Instagram


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