Tutti ai piedi di Gagliardini

Lo ammetto, sono un grande fan di Roberto Gagliardini, non da ieri, nè dall'altro ieri ma da un paio di stagioni, quando mi sono imbattuto quasi per caso nel ragazzo seguendo la Serie B. Ma quando l'Inter ha sborsato quasi 25 milioni per lui ho sinceramente pensato fossero tanti per un ragazzo con 14 presenze in Serie A. Del 1994. Ma pur sempre con solo 14 presenze in A e tanta panchina lo scorso anno a Vicenza. Aveva convinto così poco i biancorossi che a gennaio era rientrato a Bergamo, esordendo contro il Genoa all'ultima giornata dello scorso campionato, davanti agli occhi di Gasperini, suo futuro allenatore.

A giugno poi tutto è cambiato. Rientrati i sui amici Kessiè e Caldara da Cesena. Partiti De Roon e Cigarini. Arrivato Gasperini, uomo fondamentale. Tre combinazioni che hanno permesso la sua esplosione. Improvvisa. Inaspettata. Per certi versi anche incomprensibile. Il rientro di Grassi da Napoli sembrava il segnale per un'altra stagione in prestito per Gagliardini, invece, dalle prime uscite estive, questo ragazzo di quasi 1.90 m, magrissimo, dinoccolato e con delle leve lunghissime, ha fatto innamorare di sè Gasperini. Dominio del centrocampo come un veterano, con a fianco l'altra grandissima sorpresa bergamasca, Kessiè, che lo completa. Partenza difficile per i nerazzurri, rodaggio necessario visti i tanti ragazzi che hanno fatto il salto di categoria. Poi la strada è stata tutta in discesa.
Stadio Azzurri d'Italia che è diventato un fortino, i ragazzi di Gasperini hanno assimilato i dettami tattici del mister, le gambe hanno iniziato a girare decisamente meglio e sono arrivati i risultati. E con essi anche le grandi prestazioni dei giovani.

Gagliardini ha fatto innamorare tutta la Serie A, per il suo essere acqua e sapone fuori dal campo e per il suo modo semplice, ordinato e sempre preciso di giocare il pallone. Non un giocatore dalla tecnica sopraffina, ma sicuramente sopra la media e con un'intelligenza calcistica notevole. A 22 anni e con le sue poche presenze in Serie A (49 quelle in Serie B tra Cesena, Spezia e Vicenza) sembra già un veterano.
Se ne sono accorti in tanti, ma i più veloci a contattare l'Atalanta in maniera decisa (e ad aprire il portafogli) sono stati i dirigenti dell'Inter, con i proprietari cinesi che vedono in Gagliardini una delle basi per ridare italianità alla squadra milanese e con Pioli che senza pensarci due volte lo ha buttato nella mischia sia contro il Chievo in campionato che contro il Bologna in Coppa Italia.
L'ultimo giocatore nerazzurro a non disfare nemmeno le valigie e scendere in campo è stato Sneijder in un derby agostano, quando in panchina c'era Josè Mourinho. Lungi da me paragonare ora i due giocatori, ma la dimostrazione di fiducia e stima di Pioli nei confronti del suo nuovo acquisto è paragonabile ha quella che ebbe Mou in Wes. Non una cosa da poco.

In entrambe le occasioni la risposta del Gaglia è stata ottima. E' sembrato esserci fin da subito un buon feeling con il quasi coetaneo Kondogbia, bollato rapidamente come bidone ma in discreta ripresa, e con gli altri centrocampisti che si sono alternati al suo fianco. Perchè mentre gli altri giravano nel fare compagnia al mister, Roberto non ha perso un minuto. 90 più recupero con i clivensi, 120 con recuperi in Coppa. E' stato pagato tantissimo, anche a causa di un mercato sempre più gonfiato e di un regolamento di Serie A che impone la presenza in rosa di un numero minimo di italiani. Ma se il buon giorno si vede dal mattino, i primi 210 minuti di Gagliardini all'Inter sono una seria ipoteca su un futuro più che lucente. Intanto la tifoseria è già ai suoi piedi.


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About Matteo Vismara

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