Ammainate la Bandiera. Gerrard lascia il Liverpool

L'omaggio del Daily Telegraph/Twitter
A giugno sarà tutto finito. A giugno si chiuderanno 27 lunghissimi anni di ininterrotta relazione tra Steven Gerrard e il Liverpool Football Club. La notizia era nell'aria già da qualche tempo. Nessuno osava dirlo, ma tutti lo pensavano.
Tra poco meno di sei mesi vedremo per l'ultima volta il numero 8 dei Reds entrare in campo primo della fila, con la fascia di capitano che ormai è tatuata sul suo braccio sinistro. Non lo vedremo più urlare Come On! ai suoi compagni una volta entrati in campo, non sarà più lui a dare coraggio alla squadra dal cuore pulsante del Liverpool, dal centro del centrocampo.
Steven Gerrard è e sarà sempre la più grande bandiera del Liverpool, probabilmente verrà ricordato per sempre nell'empireo rosso vicino a Bill Shankly, l'allenatore più importante di sempre per i tifosi (vedi articolo).

Rafa Benitez saluta il suo ex capitano/rafabenitez.com
Lui che da bambino, nato praticamente sulle rive del Mersey, non sapeva se tifare per il Liverpool o per l'Everton. Lui che entrato nelle giovanili dei rossi nel 1988 non ha poi più avuto dubbi. Lui che dal 1998 gioca, suda, lotta per una sola maglia, che non ha mai abbandonato la sua città natale perchè "è un onore giocare per la squadra della mia città".
Basterebbero i freddi numeri per raccontarne la carriera 695 partite, che arriveranno sicuramente a 700, 180 gol, miglior marcatore del Liverpool in Europa con 41 reti e una bacheca che può sfoggiare coppa Uefa e Champions League.
La Champions del 2005 rimane qualcosa di indimenticabile. La notte di Istanbul la ricordano tutti, inutile raccontarla ancora. Nonostante la grande delusione che mi ha fatto provare, quel giorno mi sono innamorato perdutamente di Steven Gerrard. Dopo la partita dirà a tutti "Come posso pensare di lasciare Liverpool dopo una notte come questa?". Come dargli torto. E' stato il cuore pulsante del Liverpool, l'araba fenice dei Reds tatuata nell'anima e il suo nome scritto a grandi caratteri nella storia del Liverpool e di Liverpool.
Lui che al primo derby giocato ad Anfield si fece espellere per un fallo assassino su Campbell, che aveva segnato il gol decisivo per l'Everton. Lui che non ha mai tirato indietro la gamba, non ha mai mollato un centimetro e che ha sempre corso per quattro.
Il motivo lo ha spiegato più volte "quando entro in campo non posso fare a meno di guardare lo stemma che porto", lì sul cuore c'è la sua vita.
Lui che dopo ogni gol guarda il cielo e ricorda il cugino morto nella strage di Hillsborough, a Sheffield, nel 1989 a soli 10 anni, per seguire il Liverpool, per amore del Liverpool, lo stesso amore che il giovane Steve ha coltivato da quel giorno e coltiverà per il resto della sua vita. E chi se ne frega se non ha mai vinto la Premier League, se probabilmente il secondo posto dell'ultima stagione è frutto del suo scivolone a Stanford Bridge. Le lacrime di un uomo innamorato valgono molto di più. Era il più dispiaciuto di tutti, ovviamente, ma ha avuto la forza di andare avanti e guidare il Liverpool nella sua ultima, seppur fallimentare campagna europea.

Ha scelto di chiudere la parte più importante della sua carriera, di non rinnovare il suo contratto in scadenza, di comune accordo con la società. Ma non giocherà in Inghilterra perchè " non giocherei mai da avversario contro il Liverpool". Amore per la maglia e per la città.
C'era il Liverpool prima di Gerrard e ci sarà il Liverpool dopo Gerrard, ma questo regno del numero 8 difficilmente lo dimenticheranno nella città dei Beatles. Steven vorrebbe tornare un giorno e probabilmente lo farà.
Intanto qualunque squadra dovessi scegliere You Will Never Walk Alone. 

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