Da Allegri a Inzaghi, tutto è cambiato, nulla è cambiato

Clarence Seedorf all'ultima partita da allenatore rossonero/Sportparlando
Sono passati dodici mesi dall'esonero di Massimiliano Allegri dalla panchina rossonera. Dodici mesi in cui si sono seduti prima Seedorf e poi Pippo Inzaghi. Due ex amati dal pubblico e amati dal presidente. Almeno all'inizio.
Il corteggiamento con l'olandese è stato breve ma intenso tanto che Clarence ha interrotto la sua esperienza al Botafogo e la sua carriera da giocatore con sei mesi d'anticipo sulla tabella di marcia. E' stato accolto come il salvatore della patria, ha raccolto un Milan più vicino alla zona retrocessione che a quella europea e lo ha portato fino alle porte dell'Europa, rimanendone fuori per un soffio. Ottavo posto, con 35 punti nel girone di ritorno. Non male per la prima esperienza in panchina, ma le sue modalità schiette e la sua idea di staff tecnico molto simile al modello del basket NBA gli sono costate la panchina. Sei mesi per bocciare una persona, ancor prima di un allenatore, scelta ad hoc dal presidente e dallo stesso presidente scaricato in un amen. Bocciato per essere sempre stato coerente con se stesso e non essersi difeso con dichiarazioni di facciata e non aver lodato le qualità di una squadra che di qualità ne aveva poca. I punti fatti nel girone di ritorno erano effettivamente il massimo possibile per una squadra malandata come quella rossonera, eppure non sono bastati all'olandese per rimanere in sella alla panchina del Diavolo. I cattivi rapporti con Galliani e Tassotti probabilmente hanno influito e non poco.
Ironia sulla vendita del bus rossonero/Twitter


Ottavo posto era alla fine del campionato scorso, ottavo posto è 19 partite dopo. Con Filippo Inzaghi alla guida e una dirigenza apparentemente con il tecnico. Berlusconi è tornato a visitare Milanello con frequenza, regalando anche spettacolini e Hip Hip Hurrà durante il pranzo, Galliani e Barbara Berlusconi si sono fatti scudo davanti al nuovo mister, soprattutto grazie alla grande partenza dei rossoneri. Ma dopo le prime 7 partite qualcosa si è rotto e la navigazione a vista rossonera preoccupa e non poco i vertici societari. Inzaghi, come non l'ha mai fatto Allegri, non dirà mai in pubblico che la qualità della rosa è scadente e che la maggior parte dei giocatori qualche hanno fa non avrebbe nemmeno fatto la panchina. Ma d'altronde se il presidente parla di squadra competitiva e obiettivo terzo posto in diretta tv sul canale tematico, come si può pensare di andargli contro.
Confronto tra il passato e il presente/Twitter
La rosa di primissimo livello non è e lo sanno forse più i tifosi dei dirigenti che continuano ad ostentare un'incomprensibile sicurezza nei confronti dell'obiettivo terzo posto. Gli uomini di Inzaghi giocano come una provinciale, difesa e contropiede, ma quando devono creare gioco nascono i problemi. L'assenza di giocatori di qualità, legata al rendimento altalenante e deludente dei giocatori di maggior spicco fa il resto. E l'arrivo di Cerci non potrà essere la cura ai mali del Diavolo.
La Coppa Italia è un obiettivo chiaro nella testa di dirigenza, staff tecnico e squadra, tanto come un piazzamento europeo. Ecco perchè le prossime due sfide contro la Lazio in campionato e coppa potrebbero già essere decisive.
Per il morale, la classifica e per l'allenatore. Con due risultati negativi il rischio è di trovarsi a fine stagione nella stessa condizione di un anno fa. Nessun trofeo in bacheca e spettatori in tutte le competizioni europee. Inaccettabile per la storia del Milan, ma forse del Milan rimane solo la storia al momento.


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