E' da quando sono partito in direzione USA, circa 3 mesi fa,
che pensavo solo ad andare a vedermi una partita di NBA. Dal vivo, al
palazzetto, che però è forse meglio chiamare stadio, e non in televisione.
Nonostante i commenti di Barkley e Shaq, sulla tv nazionale, mi facciano spisciare dalle risate ogni sera.
Ho preso il biglietto in internet non rendendomi nemmeno
conto che stavo andando a vedermi la partita di Pasqua. Ho smesso di dare
importanza alle vacanze un paio di anni fa quando ho finito le superiori. Ho
aspettato un mese abbondante prima di iniziare a cercare un qualche mezzo che
mi potesse portare da Laredo a San Antonio e ho avuto una crisi di panico nel
momento in cui ho considerato il fatto che effettivamente era il weekend di
Pasqua. Rischio stop dei pullman elevato, molto. Invece tutto relativamente
facile. Weekend lungo nella città degli speroni. E qui nasce la prima grande
considerazione. Che le città americane siano grandi e impraticabili senza
automobile lo si dice sempre, ma poi te ne accorgi davvero quando ti trovi a
percorrere una via lunga 3 chilometri solo per arrivare all'albergo. Niente
male, la prossima volta però cercare un altra possibilità. Primo appunto
mentale. L'hotel mi sembra quello presente in ogni film medio americano dove
compaiono spacciatori o prostitute, sotto l'autostrada per altro. 2-0 per te
San Antonio. E sono passate solo un paio d'ore.
Il sabato sera prima di andare a dormire, il servizio clienti Spurs manda la mail a tutti i possessori di biglietti, informando dell'alta possibilità di traffico e consigliando quindi l'uso di mezzi pubblici. E ricordando l'appuntamento al giorno successivo.
Il sabato sera prima di andare a dormire, il servizio clienti Spurs manda la mail a tutti i possessori di biglietti, informando dell'alta possibilità di traffico e consigliando quindi l'uso di mezzi pubblici. E ricordando l'appuntamento al giorno successivo.
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Le maglie degli Spurs al fan shop/SportParlando |
La partita è alle 18, o 6 PM come piace a loro, i cancelli
aprono alle 4 e le tribune alle 5. Vietato portare macchine fotografiche. Esco
dall'hotel dopo aver fatto colazione con una famiglia messicana che ha un
figlio simile a Shaq, 150 kg per 1,60 metri. Ho detto simile non uguale. Occupa
due sedie e quando gli racconto che sono italiano sembra guardarmi con l'idea
di voler assaggiare carne straniera. Mi dileguo in fretta dopo aver scaldato le
mie due fette di pane tostato al naturale.
So a che ora esco, ma non a quale rientrerò. Guardando la mappa, l'AT&T Center è su Houston Street. La via parte da downtown. Bene non sarà lunghissima allora. Secondo appunto, rivedi il primo. Le vie sono infinite. Scopro con mio enorme disappunto che Houston Street ha la bellezza di 5000 numeri civici e il palazzo è al numero 4500 circa. Sono al 200. Mi metto di buona lena e passeggio lungo la via e più mi avvicino allo stadio più la zona si fa malfamata. Chiedo indicazioni ad una signora alla fermata di un pullman e mi risponde con un sorriso senza denti da far paura, che non conosce lo stadio. Colpa della mia pronuncia mi dico. Incontro un altro con i denti tutti oro e a quel punto decido di non chiedere più informazioni, ma di arrivare in fondo alla via e basta. Da qualche parte porterà. Almeno spero, nel caso ho tempo per tornare indietro e farmi un'altra passeggiata.
So a che ora esco, ma non a quale rientrerò. Guardando la mappa, l'AT&T Center è su Houston Street. La via parte da downtown. Bene non sarà lunghissima allora. Secondo appunto, rivedi il primo. Le vie sono infinite. Scopro con mio enorme disappunto che Houston Street ha la bellezza di 5000 numeri civici e il palazzo è al numero 4500 circa. Sono al 200. Mi metto di buona lena e passeggio lungo la via e più mi avvicino allo stadio più la zona si fa malfamata. Chiedo indicazioni ad una signora alla fermata di un pullman e mi risponde con un sorriso senza denti da far paura, che non conosce lo stadio. Colpa della mia pronuncia mi dico. Incontro un altro con i denti tutti oro e a quel punto decido di non chiedere più informazioni, ma di arrivare in fondo alla via e basta. Da qualche parte porterà. Almeno spero, nel caso ho tempo per tornare indietro e farmi un'altra passeggiata.
Meno mi si vede in faccia meglio è/SportParlando |
Invece lo stadio è dove doveva essere. Alla fine della via.
Sono già grondante di sudore, ma che me ne frega. 5 ore e mi vedrò Curry dal
vivo. Basta e avanza. Collasso su delle panche vicino al botteghino e assisto
divertito a più di una famiglia che cerca biglietti tutti nella stessa zona,
tutti vicini. Il ragazzo, che vorrebbe sicuramente essere altrove alle 2 del
pomeriggio del giorno di Pasqua, risponde a tutti che il massimo che si può
fare è comprare due biglietti staccati e poi provare a contrattare con qualcuno
offrendo il biglietto migliore in cambio di un posto vicino al figlio o figlia.
Arrivano due francesi in viaggio di nozze che vorrebbero due biglietti vicini,
solito ritornello e la signora a sentire che c'è quasi il tutto esaurito chiede
se è una partita importante. Perchè passare la propria luna di miele
all'AT&T mi chiedo. Mi si avvicinano con fare furtivo su indicazione
dell'uomo botteghino chiedendomi quale fosse il mio posto e se nel caso fossi
disposto a cambiarlo. Se mi offrite di meglio non rifiuto. Mi avvio a grandi
falcate verso il botteghino e vedo che sta finendo OKC-Houston. Gli ultimi
cinque minuti di partita meriterebbero un articolo da soli, ma avendo visto
solo quelli mi godo le giocate di quei due pazzi che sono Harden e Westbrook. (video)
Intanto i due sposini dopo aver raccontato a me e Joshua, il ragazzo del
botteghino, la loro storia moderna rinunciano ai biglietti. Faccio un accordo
con il botteghinaro. Può vendere il mio biglietto per un altro migliore se mi
permette di rimanere a vedere Cavs-Bulls che sta per iniziare. Accetta
immediatamente.Provo a chiedergli quanto costa assistere al pregame con la sessione autografi, 300$ in più. Ringrazio dell'offerta e vado avanti.
Mi avvio ai cancelli e noto le maglie di pochi giocatori
Duncan e Leonard soprattutto. Poi mi accorgo come la maglia di un mio idolo
come Manu Ginobili venga indossata solo da ragazze e donne di classe. Ne
capiscono, me ne convinco. Trovo due
italiani che vorrebbero andare a salutare coach Messina alludendo ad una mail
inviata al coach con risposta dello stesso. Ci credo poco, ma gli dico che vedo
la cosa improbabile. Mi rimetto sui divanetti a guardare Cleveland con un paio
di magie di Irving e Smith.
L'attesa è rapida, ormai ci siamo. Spurs-Warriors è una delle poche partite accessibili che avrei voluto vedere. Ci sono.
Arrivano i miei vicini. 4 ragazzi, che esordiscono con una gara di rutti dall'alto livello di mascolinità, e una ragazza che si siede a fianco a me mangiando i suoi nachos. Dall'altro lato cinque posti vuoti e poi una famiglia cinese con maglia di Corey Joseph. Sono cinesi d'altronde.
Gli Spurs la chiudono abbastanza in fretta e i miei rumorosi vicini si scatenano in urla esultanze e qualche altro suono strano, ma non voglio indagare sulla provenienza. La disperata ragazza ogni tanto si gira verso di me, che ormai me la rido come un matto, sorridendomi quasi a chiedere scusa per il fidanzato e gli amici. Bellissima, quando guardo il calcio faccio di peggio, non mi scandalizzo per così poco.
Un bambino sopra di me attiva urla agli ultrasuoni ogni volta che gli Warriors vanno in lunetta. E sembra che funzioni visto che ne sbagliano parecchi. Gli Spurs chiudono 31-17 il primo quarto e capisco che la partita è già andata a farsi benedire. Io speranzoso in uno Steph show devo assistere invece a quello di un altro steal of the draft nero argento: Kawhi Leonard. Come è possibile che sia stato chiamato solo alla 15 e poi scambiato da Indiana per George Hill? Non sarà ai livelli di Manu Ginobili chiamato alla fine del secondo giro, ma anche quì siamo all'ennesimo colpo di magia degli Speroni. Se invece dovesse essere il sistema a far giocare così, bhè chiamatemi che voglio migliorare anch'io.
L'attesa è rapida, ormai ci siamo. Spurs-Warriors è una delle poche partite accessibili che avrei voluto vedere. Ci sono.
Arrivano i miei vicini. 4 ragazzi, che esordiscono con una gara di rutti dall'alto livello di mascolinità, e una ragazza che si siede a fianco a me mangiando i suoi nachos. Dall'altro lato cinque posti vuoti e poi una famiglia cinese con maglia di Corey Joseph. Sono cinesi d'altronde.
Gli Spurs la chiudono abbastanza in fretta e i miei rumorosi vicini si scatenano in urla esultanze e qualche altro suono strano, ma non voglio indagare sulla provenienza. La disperata ragazza ogni tanto si gira verso di me, che ormai me la rido come un matto, sorridendomi quasi a chiedere scusa per il fidanzato e gli amici. Bellissima, quando guardo il calcio faccio di peggio, non mi scandalizzo per così poco.
Un bambino sopra di me attiva urla agli ultrasuoni ogni volta che gli Warriors vanno in lunetta. E sembra che funzioni visto che ne sbagliano parecchi. Gli Spurs chiudono 31-17 il primo quarto e capisco che la partita è già andata a farsi benedire. Io speranzoso in uno Steph show devo assistere invece a quello di un altro steal of the draft nero argento: Kawhi Leonard. Come è possibile che sia stato chiamato solo alla 15 e poi scambiato da Indiana per George Hill? Non sarà ai livelli di Manu Ginobili chiamato alla fine del secondo giro, ma anche quì siamo all'ennesimo colpo di magia degli Speroni. Se invece dovesse essere il sistema a far giocare così, bhè chiamatemi che voglio migliorare anch'io.
Finisce la partita e mi avvio all'uscita ripassando tutto il
rosario all'idea di dover ripercorrere a piedi tutta Houston Street o di
infilarmi su un pullman pieno nel traffico di rientro. Rinuncio alle scale
mobili, ah già, quelle normali non esistono. Se sei grasso non ti aiutano a
dimagrire. Mi avvio quindi all'ascensore. Siamo in due senza canotta Spurs. Io
in maglia nera, quindi abbastanza in tema, e un ragazzo con maglia rossa
sgargiante del numero 23 di Cleveland. Più fuori luogo di una dieta a base di
hamburger. E qui inizia il post gara. Sento da dietro di me un signore chiedere
con gentilezza "Hey 23 are you from Ohio?" ripetuto un paio di volte
prima che il giovane fan di LeBron richiamato all'ordine dalla fidanzata si
giri imbarazzato. Alla fine la suddetta ragazza accampa un paio di scuse
simpatiche e con una faccia semi disgustata sottolinea come sia solo un LBJ
lover. Povero lui, non lo dice, ma lo sottointende. La canotta della ragazza?
Troppo facile, Manu. Ragazza di classe. Mi avvio alla fermata del pullman, li
trovo in attesa e vedo la strada chiusa. Le macchine da lì non possono passare,
a curare il tutto un buon numero di vigili. Finalmente la fortuna gira dalla
mia parte. Pago il mio biglietto alla macchinetta sul bus e mi siedo. Dietro di
me arrivano cinque tifosi di Golden State, tutti con maglia di Curry sulle
spalle. E da dietro si alzano un paio di ragazzi che scherzando iniziano a dire
"No Golden State fans on this bus. You have the t-shirt of the MVP NO". Non credo serva traduzione, anche se l'MVP sarebbe comunque più che suo. Inizia
così una simpatica discussione tra i quattro e un povero tifoso punto
nell'orgoglio. Fino a che non si arriva a parlare di anelli, classifica
stagionale e statistiche simili. Mi sembra di essere tornato al bar a sentire
tifosi di Milan, Inter e Juventus ricordare le 7 Champions, il Triplete o i 30
scudetti, ops 32 sul campo. Chiacchiere da bar.
Poi ecco che si alza un uovo di Pasqua fatto uomo. Tondo e basso. Ma è l'abbigliamento che mi colpisce. Maglia di Mills, e già iniziamo male, felpa Spurs, cappellino, scarpe con disegnato lo stemma, bandierina e, per concludere, la bellezza di cinque anelli di campioni NBA alle dita. Vi ricordate i costi? Più o meno parliamo di 3000$ donati alla causa della squadra di Pop. Benefattore.
Mi trovo a chiacchierare con una vecchia, tifosa Spurs, che per prima cosa mi chiede da dove arrivo. Sembro davvero un pesce rosso in una vasca di squali? Bhà. Però appena dico Italia tutti si fermano, si alzano, fanno finta di tirare da tre, si passano le mani sulla pancia urlando "Belinelli, Mamma Mia". Soddisfazione.
Scendo alla mia fermata insieme ai tifosi di Auckland, o San Francisco come tanto piace sottolineare ai tifosi nero argento. Fermano un taxi, il conducente si ferma abbassa il finestrino e la prima cosa che gli dice è #GoSpursGo. Mi scappa una risata, saluto i miei nuovi amici Warriors e me ne vado. Gran serata, gran weekend. Tutto per una partita di basket.
Poi ecco che si alza un uovo di Pasqua fatto uomo. Tondo e basso. Ma è l'abbigliamento che mi colpisce. Maglia di Mills, e già iniziamo male, felpa Spurs, cappellino, scarpe con disegnato lo stemma, bandierina e, per concludere, la bellezza di cinque anelli di campioni NBA alle dita. Vi ricordate i costi? Più o meno parliamo di 3000$ donati alla causa della squadra di Pop. Benefattore.
Mi trovo a chiacchierare con una vecchia, tifosa Spurs, che per prima cosa mi chiede da dove arrivo. Sembro davvero un pesce rosso in una vasca di squali? Bhà. Però appena dico Italia tutti si fermano, si alzano, fanno finta di tirare da tre, si passano le mani sulla pancia urlando "Belinelli, Mamma Mia". Soddisfazione.
Scendo alla mia fermata insieme ai tifosi di Auckland, o San Francisco come tanto piace sottolineare ai tifosi nero argento. Fermano un taxi, il conducente si ferma abbassa il finestrino e la prima cosa che gli dice è #GoSpursGo. Mi scappa una risata, saluto i miei nuovi amici Warriors e me ne vado. Gran serata, gran weekend. Tutto per una partita di basket.
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