Rajon Rondo, genio e sregolatezza on tour

Se dici Rondo il mondo NBA si spacca. GM, allenatori e tifosi, senza distinzione.
Da una parte gli amanti di un giocatore poco realizzatore ma difensore notevole e play importante, nonostante alcuni scatti d'ignoranza che rendono illeggibili le sue scelte.
Dall'altra quelli che guardano le statistiche, e leggono pochi e (spesso) troppe perse, e considerano il giocatore per il suo carattere fumantino e non sempre equilibrato.
Personalmente mi inserisco nella prima categoria, Rick Carlisle sicuramente nella seconda.

Eppure è proprio con il placet del loro coach che i Mavs a dicembre hanno portato via Rajon da Boston, e dal Massachusetts, per farlo sbarcare in Texas, a Dallas, per provare la corsa almeno alle Finals di Conference, magari sognando il secondo anello dell'era Carlisle Nowitzki. Invece la corsa si è fermata al primo turno nel derby texano contro The Beard Harden e i suoi Rockets. E per Rondo quei playoff sono stati la fine anticipata e annunciata di un contratto a tempo e a risultati. I Mavericks lo avevano preso puntando sulla sua voglia di rivalsa, sulle sue capacità in cabina di regia e sulla sua esperienza, dopo essere stato parte fondamentale dei Celtics di Doc Rivers, Pierce, Garnett e Allen. Ahimè nulla di tutto ciò. E' sembrato fin da subito un giocatore svuotato e disinteressato. Ha giocato quasi sempre, ma la squadra non ha mai girato come prima del suo arrivo, nonostante 6 partite in doppia doppia e una media finale di 6.5 assist e 9.3 punti a partita.
Ma il rapporto tra il play del Kentucky e l'allenatore è completamente esploso durante i PO, con alcune prestazioni al limite dell'imbarazzo, aggravate dal fatto che già in febbraio Rondo contro i Raptors aveva apertamente. e platealmente, mandato il suo allenatore a quel paese durante un time out, vincendosi uno stazionamento in panchina per una gara e mezza, un po' come la prigione del Monopoli.

E' finita praticamente lì l'esperienza texana di Rajon, che è continuata fino a fine stagione. Una tappa intermedia, perchè l'obiettivo non esplicito, ma mai del tutto nascosto, era quello di approdare in California al termine del contratto.

La California è arrivata per lui, lo ha chiamato. Ma non è la California da lui sperata. Probabilmente ha capito che le porte della Hollywood gialloviola per lui sarebbero rimaste chiuse quando al draft i Lakers, invece di chiamare Okafor, hanno virato con un colpo di coda su D'Angelo Russel, riarrotolando di fatto il tappeto rosso che era stato steso per Rondo negli ultimi mesi. Un brutto colpo per il giocatore che ormai si vedeva in gialloviola, dopo aver perso le sue ultime Finals proprio allo Staples nel 2010. Ha dovuto così ripiegare sulla capitale californiana, Sacramento, con un contratto di un anno per tornare libero la prossima stagione e sondare nuovamente la free agency, che sarà oltremodo ricca anche la prossima stagione. Intanto con lui, e Belinelli, i Kings si rinforzano non poco e proveranno a lottare per un posto nelle magiche 8 a fine stagione, anche se appare comunque complesso.

Il giocatore, a mio avviso, non si discute. Braccia lunghissime, mani grandi come le pale di un badile, ma con la sensibilità di una tessitrice cinese, è un eccellente difensore, abilissimo nella lettura dei movimenti offensivi degli avversari. Ha sempre mantenuto buone statistiche nelle palle rubate, a ragione delle sue qualità fisiche.
Offensivamente non è mai stato un giocatore da più di 14 punti di media e certe letture offensive sono ai limite dell'incomprensibilità, il che porta il rischio di numerose perse.
Dalle situazioni complesse è sempre uscito alla grandissima e chissà che sotto la guida di coach Karl, e con Cousins a giocare il pick and roll e il Beli e Gay sugli scarichi, non possa maturare definitivamente, come spera una buona metà del mondo NBA.
Da Boston a Sacramento nel giro di 6 mesi, un coast to coast, con tappa in Texas, per portare in giro il suo genio e la sua sregolatezza. Benvenuto in California Rajon, quì sono più aperti che i texani.

Rondo (in mezzo) con Cousins (dx) e Gay (sx) prima di un Kings-Mavs
/Twitter

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