Ciao Andrea, campione azzurro

Si è chiusa con l'Uruguay la carriera di Andrea Pirlo in Nazionale, dopo tre Mondiali giocati e uno, il primo, vinto.
Si è affacciato alla Nazionale quando, nel post Mondiale nippocoreano, a Trapattoni si richiedeva un generale ricambio della guardia. Il suo esordio arriva il 7 settembre 2002, un'eternità fa, contro l'Azarbaigian e da quella partita non se ne è mai andato, non ha mai lasciato la sua maglia azzurra.
Dopo quella partita ne sono arrivate altre 111, condite da 13 gol, sempre illuminando gli occhi della platea con punizioni straordinarie o gol importantissimi, come quello contro il Ghana alla prima giornata mondiale nel 2006, che aprì la strada verso Berlino.

Ma la magia di questo giocatore sta anche nella cabala, nei numeri che regalano sempre emozioni speciali.
Il suo numero, il 21, suggeritogli da Mazzola ai tempi dell'Inter e mai abbandonato nemmeno in Nazionale.Partita numero 100 in Nazionale contro il Messico di Confederation Cup e punizione perfetta, la sua "maledetta".
Quella stessa "maledetta che l'ha reso famoso e amato in tutto il mondo. Quante punizioni così hanno potuto ammirare i tifosi di Brescia, Milan e Juventus non si contano più, non è importante dare un numero alle prodezze di questo campione.
Lascia la Nazionale, perchè è giusto che ci sia un ricambio generazionale, ma Andrea sa che rimane comunque la migliore mente calcistica italiana, un giocatore con una visione di gioco superiore alla norma e con dei piedi capaci di far fare alla palla qualunque cosa.
Lascia quindi con 112 presenze, di cui 7 da capitano, e 13 reti in Nazionale maggiore, con cui ha vinto i Mondiali di Germania 2006 ed è arrivato secondo agli Europei 2012. Ma è record man di presenze in nazionale giovanile: 37, condite da 15 reti e da un titolo europeo nel 2001.
Ha partecipato anche alle Olimpiadi di Sidney 2000 e di Atene 2004, dove l'Italia ha strappato il terzo posto arrendendosi in semifinale all'Argentina di Tevez, suo compagno attuale alla Juventus, e Mascherano.

Andrea ripone la maglia azzurra nel cassetto, lasciando il peso della 21 sulle spalle di qualcun altro.
Lui campione tranquillo e mai sopra le righe, lui uomo di calcio a tutto tondo, illuminato del gioco come pochi altri centrocampisti, lui che con la sua faccia sempre imperscrutabile non ha mai fatto trasparire emozioni, tranne che dopo la vittoria di Berlino.
Ci saluta dopo la partita contro l'Uruguay, al secondo Mondiale che si conclude troppo presto. I brasiliani lo hanno adottato, perchè uno così può solo avere i piedi brasiliani.
Lo adorano in tutto il mondo Andrea da Brescia, il metronomo della nostra Nazionale, tanto che addirittura Juninho Pernambucano, l'uomo a cui Pirlo si è ispirato per la sua punizione ad "ascensore", ha voluto incontrarlo fuori dal campo e donargli una maglia brasiliana, non si sa mai che avesse voglia di cambiare.

Non meritava che la sua carriera azzurra finisse a Natal, non si meritava finisse dopo sole tre partite di un Mondiale che era iniziato per il verso giusto, non se lo meritava, perchè, nella terra del calcio, un iniziato al gioco come lui aveva il diritto e il dovere di continuare a deliziare la platea carioca.

Grazie Andrea, grazie per tutto quello che hai regalato a questa Nazionale.
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