La fine del sogno. Grazie per il grande Mondiale Giovane Vecchia Italia

Era il mondiale italiano, doveva essere quello del ricambio generazionale, doveva essere il Mondiale con cui far innamorare l'Italia sportiva della pallavolo, ma si partiva dietro almeno a 6/7 nazionali, soprattutto dopo la moria di infortuni che aveva colpito le ragazze di Bonitta durante il Gran Prix di preparazione.
Giusto forse partite proprio dal CT, quel Bonitta che aveva guidato l'ItalVolley rosa alla vittoria mondiale del 2002 e proprio dalle sue ragazze era stato accompagnato alla porta.
Lui se n'é andato senza sbattere la porta, senza continuare la polemica, come invece capita spesso in Italia. La sua energia l'ha sempre spesa tutta in campo, esultando ad ogni punto, trasformandosi in primo tifoso e mente fredda e analizzatrice per le sue ragazze. Del gruppo Mondiale rimanevano solo Piccinini, Del Core e Lo Bianco, che hanno costituito il gruppo delle senatrici con Costagrande, Centoni, Cardullo.
Bonitta ha messo da parte qualunque problema e orgoglio personale, ha ridato in mano a loro il governo emozionale dello spogliatoio. Stava a loro bilanciare gioia e dispiacere nei post partita in un Mondiale in cui qualunque cosa sarebbe finita facilmente sotto i riflettori.
E proprio la guida delle giovani vecchie richiamate da Bonitta, per questa manifestazione ha portato alla maturazione mostruosa di due giocatrici fantastiche come Diouf e Chirichella, le nuove facce pulite del volley italiano.
Valentina e Cristina, opposto e centrale, 21 e 20 anni, una carriera stellare davanti e un presente che le ha riportate sotto le luci della ribalta.
L'hastag #ChirichellaSposami ha spopolato sul web, lei sorride dall'alto dei suoi quasi due metri, la Principessa della Nazionale probabilmente non si aspettava questo amore nei suoi confronti, come forse non se lo aspettava Valentinona Diouf, la piú alta delle 14, la piú possente, il nostro braccio armato, cercata da Ferretti e Lo Bianco alla fine dei set, quando i palloni pesano e bisogna buttarli per terra. Cristina e Valentina, vent'anni ed esperienza da veterane, un carattere fortissimo e la consapevolezza di essere una parte importante per questa Nazionale anche nel futuro. Proprio come Caterina Bosetti ventenne giramondo che dopo il Brasile ha scelto la Turchia e che ha avviato le grandi rimonte di fine set, con turni in battuta ai limiti della perfezione.
Ha funzionato tutto o quasi, ci siamo arrese in semifinale alle cinesi e poi alle brasiliane per il bronzo, ma resta la soddisfazione di aver rullato entrambe le finaliste nei gironi precedenti.
L'Italia si é reinnamorata di questo sport, di queste ragazze e il merito va a tutte e quattordici.
Perché, se anche ci portiamo a casa solo la medaglia di legno, dopo aver sognato almeno un metallo, negli occhi dei milioni di italiani che hanno frequentato i palazzetti di Roma, Bari e Milano e che hanno tifato attaccati al televisore rimarranno le esultanze di Bonitta e Arrighetti, le urla delle ragazze ad ogni punto, la classe e la treccia della Del Core, i recuperi di Moki De Gennaro, i muri delle due giovani. Rimane la consapevolezza di essere tornate tra le prime quattro al mondo. Di aver dimostrato di esserci e che, tutto sommato, lo sport italiano non é proprio per vecchi.
Grazie Italia, grazie ragazze. Ora si potremo dire #IoSonoStatoConLeAzzurre.
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