Il presidente della Lega di Serie B, Andrea Abodi, ha comunicato l'intenzione di portare a termine, ma almeno aprire il dialogo sarebbe importante, il progetto di riduzione del numero di squadre partecipanti alla serie cadetta passando da 22 a 20, che permetterebbe di alleggerire il calendario e rendere piú competitivo il campionato. Si eviterebbero i casi di vere e proprie squadre materasso come la Juve Stabia lo scorso anno, non me ne vogliano i tifosi campani, ma il numero di punti fatti dalle vespe era davvero irrisorio.
Il ricorso vinto dal Novara, che ha portato al ripescaggio del Vicenza, ha impedito che la Serie B 2015/2016 fosse giá a 20 squadre, con la retrocessione di una squadra in piú rispetto alle 4 canoniche.
La Lega Pro é stata riformata, creando 3 macro gironi divisi a seconda dell'appartenenza geografica che porteranno ognuna una neopromossa in Serie B più una quarta che uscità dai playoffs misti tra le seconde, le terze e le due migliori quarte dei gironi.
Una rivoluzione necessaria, che parte dal basso, perchè il calcio italiano ha bisogno di essere riformato completamente e quindi anche nelle sue dimensioni più locali, come possono essere quelle società che lottano per rimanere in Lega Pro ora a divisione unica.
Le parole di Abodi sono riguardo alla modifica del campionato di Serie B ("Entro fine settembre dovremo aver preso una decisione") sono una ventata fresca di novità e di rinnovata speranza perchè il nostro calcio possa ritornare piano piano ai fasti di un tempo.
Ma senza l'appoggio dei grand club la rivoluzione rischia di rimanere zoppa, rischia di restare una bella idea di cambiare il sistema che si schianta contro il potere dei soldi e delle televisioni.
La vera lotta sará in Lega Calcio di Serie A e in FIGC, dove una prima proposta riformatrice é arrivata da parte di Tavecchio, ma poca roba davvero. Che il nuovo presidente la finisca di riempirsi la bocca di numero minimo di italiani in campo o di limite agli stranieri, anche europei (andando contro ai trattati UE di mobilitá libera nei paesi dell'Unione per i lavoratori con passaporto europeo). La svolta sul campo deve arrivare unicamente dalle società e non dai vertici. Se non c'é fiducia nei giovani non é imponendo un numero minimo di italiani in campo o l'obbligo di far giocare degli under che si cambierá il modo di pensare dei vertici societari.
Caro Tavecchio per riformare il nostro calcio segua l'esempio del suo collega Abodi, che ha fatto tornare il sorriso in Serie B. Inizi ad ascoltare quelli che sono i pensieri dei tifosi, degli addetti ai lavori, e non solo quelli del portafoglio e dei presidenti troppo invadenti, addirittura consiglieri della Nazionale.
É da chi paga per questo spettacolo o lavora dentro un sistema malato come il nostro che bisogna ripartire, ispirandosi davvero ai modelli tedesco e inglese, non solo a parole.
E allora si spinga per la riforma sugli stadi, si spinga per la creazione delle squadre B per far crescere i giovani in un campionato vero. Si spinga perché la nostra Serie A torni a 18 squadre, si dia piú valore alla Coppa Italia. Guardiamo al movimento prima che a televisioni e sponsor.
Non puntiamo al fatturato inglese se per l' 80% delle partite i nostri stadi non raggiungono neanche la metá della loro capienza.
Siamo italiani e guardare al futuro ci viene difficile tante volte, ma diamoci come obiettivo gli stadi di proprietà, abbiamo il coraggio di creare una nuova generazione di tifosi, riportando le famiglie allo stadio e non solo i violenti, rappresentati con le curve, delle quali peró sono solo una piccola minoranza.
Per far ripartire il nostro calcio ridiamo fiducia e spazio a chi fa girare il movimento, riportiamo le voci e i cori dei bambini, i sogni dei piú o meno grandi allo stadio. Diamo la possibilità a tutti di assistere ad una partita in un luogo accogliente e in un clima positivo senza i sempre piú comuni eccessi. Per non vedere piú casi come quello del commissario Raciti o della finale di Roma.
Stadi e tifosi questi sono i punti primari per ripartire, sembra poco, ma sarebbe giá tantissimo.
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