La Nazionale italiana e mister Prandelli giravano la boa del 2014 con l'obiettivo Brasile con il vento in poppa. Bel calcio, fiducia nei loro mezzi, gruppo coeso e un allenatore che sembrava aver trovato il suo habitat naturale.
Il 2014, invece, per Cesare Prandelli è stato un fallimento completo. Arrivato al Mondiale con una Nazionale in fase già, leggermente, calante dopo la vittoria contro l'Inghilterra firmata Mario Balotelli ha perso spogliatoio e, di conseguenza, partite fondamentali. E così da possibile allenatore rivelazione della competizione a guida di una delle più grandi delusioni. Insieme alla nazionale dei Tre Leoni, of course.
Ed è stato questo il momento cruciale dell'anno orribile dell'ex CT. Lascia la polveriera Italia, nonostante il rinnovo fino al 2016, non risparmiando attacchi a nessuno, accusando anche quello che fu l'uomo simbolo del suo corso nuovo: il bad boy Balo.
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Prandelli alla presentazione con il Galatasaray/Twitter |
Il secondo turning point stagionale è arrivato poco tempo dopo.
Prandelli torna ad allenare una squadra di club quattro anni dopo l'addio alla Fiorentina. Vola in Turchia. Al Galatasaray che ha appena liberato Roberto Mancini. Le promesse del presidente sono importanti. I nomi per rinforzare la rosa sono quelli che fanno sfregare le mani a chi vuole vincere subito. Pato, Ibarbo, Doria, Balanta, Song e Campbell. Basta guardare la rosa dei giallorossi per notare come neanche uno di questi nomi sia realmente arrivato alla corte del tecnico italiano.
Come se non bastasse, a complicare la situazione, ci sono state le dimissioni del presidente e la cessione della società per la grave crisi finanziaria che ha coinvolto il club.
Poco mercato, contrasti con personalità importanti come Snejider, il cambio del presidente e una critica italiana ed europea che ha parlato sempre più di un allenatore sopravvalutato.
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La comunicazione dell'addio/Galatasaray.org |
Ma si sa nel calcio contano soprattutto i risultati e nelle 22 partite del 2014 che hanno visto il tecnico di Orzinuovi sedersi in panchina 11 volte la sua squadra ha perso. Nelle altre 11 sono arrivate 7 vittorie e 4 pareggi, ma un allenatore, considerato vincente, non può chiudere l'anno con 50% di sconfitte.
E allora ecco servito l'esonero. Addio Turchia, si torna in Italia.
Non c'è stata nessuna congiura per far fuori Cesare questa volta, ma il risultato è lo stesso.
Adesso potrà godersi quella pausa che avrebbe dovuto prendersi dopo il Mondiale, ma già qualcuno è pronto a scommettere in un suo ritorno in panchina, magari in provincia.
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Ironia sul web/Twitter |
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